A circa 900 metri di altezza, su un pianoro a dividere il comune di Reggello da quello di Castelfranco Piandiscò, si stagliano le rovine del Castello di Poggio alla Regina. I ritrovamenti scoperti sul poggio indicano chiaramente un primo insediamento risalente all’età del bronzo, mentre è attestato, il castello è appartenuto ai Conti Guidi che nel Valdarno possedevano altri 27 castelli. Il suo abbandono definitivo risale al XIV secolo con il conseguente popolamento delle Terre nuove fiorentine, San Giovanni e Castelfranco.
L’origine del suo nome vive di due ipotesi: la prima si identifica con la sua collocazione geografica; ma non giustificando “alla Regina”, la tradizione vuole che la Contessa della famiglia Guidi, venisse chiamata dal popolo con l’appellativo di regina e che quest’ultima morì rinchiusa nel castello. Chiamato anche col nome di “Castello di Castiglione”, nel suo incastellamento feudale fu concepito con funzione strategica lungo un percorso fortificato di montagna. La sua collocazione giustifica la scelta degli insedimenti che lo hanno abitato: il poggio sul quale sorge mostra, infatti, è caratterizzato da pendici scoscese e cima isolata. Ne susseguiva un facile controllo di tutta la viabilità locale, che vi converge; e una facile difesa del luogo e rapida possibilità di intervento.
La dott.ssa Guendalina Maggiora, negli Annali Aretini: …il castello deve essere probabilmente sorto con funzione strategica lungo un percorso fortificato di montagna, il cui scopo era quello di collegare i possessi feudali che i Conti Guidi avevano in Casentino (Cetica) con quelli che avevano nel Valdarno (Castelvecchio di Cascia, Viesca).La stessa toponomastica delle vette circostanti come Poggio Castellare, Poggio Massa Ladronaia, Poggio Castelluccio potrebbe suggerire un ipotesi in tal senso.” A fungere da collegamento tra i possedimenti dei Conti Guidi nel Casentino a quelli del Valdarno; diventò espressione politica della zona montana, contrapposta alla crescente forza della borghesia mercantile di Firenze. A testimonianza dell’attività di scambio, sono state ritrovate diverse varietà di monete tra le sue mura.Come spiega il prof.Guido Vannini , nel volume “Fortuna e declinio di una società feudale valdarnese. Il Poggio della Regina” , in seguito, l’espansione di Firenze e Arezzo con il conseguente spostamento delle produzioni e degli insediamenti verso valle, segnarono l’inizio del declino del castello, fino al totale abbandono durante la seconda metà del XIV secolo.
Gli scavi e le ricerche condotte principalmente dall’Università di Firenze, tramite il metodo dell’archeologia storica, hanno portato alla luce il basamento della torre, un pozzo, le mura di cinta, le strutture abitative e gli ambienti di servizio. I ruderi fanno pensare che il castello fosse strutturato come una città rurale di montagna, con una cerchia muraria di oltre 250 metri di lunghezza e una estensione di oltre 2000 metri quadri. L’interno è articolato in una serie di edifici e strutture le cui tracce appaiono rilevabili in ampi tratti del tessuto abitativo, che si comincia a percepire complesso. Inoltre, da notizie storiche sappiamo che il Castello di Poggio della Regina era strutturato in quattro popoli: San Donato a Menzano, San Niccolò a Forli, San Cristoforo a Scopeto, San Pietro a Cascia. Questi “popoli” erano a loro volta costituiti da più insediamenti di tipo agricolo sparsi nella montagna.
Immagini di Gian Marco Martini