22, Novembre, 2024

Afghanistan: il racconto dei viaggi di Carlo Pasquini attraverso la mostra in Palazzo Concini

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

Domenica 5 dicembre in Palazzo Concini è stata inaugurata la mostra dedicata a l’Afghanistan. L’inaugurazione ha visto l’intervento di Walimohammad Atai, attivista dei diritti civili e autore del libro “Il martire mancato. Come sono uscito dall’inferno del fanatismo”. La mostra, ha come protagonista le fotografie di Carlo Pasquini: una selezione dal viaggio del 2008 nei luoghi afghani. Divisa tra una parte caratterizzata da ritratti e una più architettonica e di paesaggio; la mostra ha l’intento di esprimere ciò che l’Afghanistan è, nella sua complessità.

Carlo Pasquini, già Sindaco di Terranuova e professore di storia, ha viaggiato fin da giovane nei mesi estivi. In una prima fase, si è dedicato, con un amico all’esplorazione del Sahara. 10 anni di viaggi con la macchina, partendo da Napoli, raggiungendo Tunisi col traghetto, poi El Oud (Algeria) fino giù a Tamanrasset (Algeria), rientrando dal Marocco, da Figuig a Marrakech, Gibilterra, a vedere Il Greco a Toledo. Carlo:” Si andavain due con un amico, per 10 anni. A un certo punto, gli interessi di questo tipo, chiaramente si esauriscono. Era il periodo estivo. Gli insegnanti hanno il privilegio di avere durante l’estate almeno due mesi di vacanza. Durante l’estate ho sempre avuto il bisogno di una pausa per stare da solo.”

Racconta Carlo: “In un secondo periodo, ho iniziato a viaggiare l’India  tutto il Tamil Nadu, l’Orissa, fino su dove andavano i Beatles a Rishikesh, alle sorgenti a Gangotri, dove , il Gange viene fuori come sorgente dal monte Kailash. I tibetani sono divisi tra i Panchen Lama e i l Dalai Lama. Quindi il Tibet era profondamente diviso. Come noi abbiamo fatto una guerra mondiale per avere il Trentino e l’Alto Adige perchè le Alpi sono un confine naturale; così lì, chi è al di là dell’Hymalaya è a Pechino. Al di là della propaganda orientale o occidentale. Nel 2007 , finita l’occupazione sovietica, arrivati i Talebani con le grandi stragi – i talebani sono (è un termine scolastico) “studenti”. In realtà sono i Pashtun che è l’etnia dominante a Kandahar al confine col Belucistan. A Kabul non si può arrivare in aereo. Per vedere un Paese, come anche Herat è necessario esplorarlo via terra. L’Afganisthan in realtà è uno Stato inventato, uno stato cuscinetto. Nel 2008 erano arrivati i talebani, i carrarmati sovietici. Il paese era disseminato di carrarmati in disarmo.” carrarmati russi per il periodo di 10 anni.

“Mi interessano i popoli e le aree del mondo che sono ai bordi. Non le società strutturate come la Cina, la Russia, noi europei ma tutto ciò che è in ebollizione che è in fermento”. 

Carlo spiega che l’Afghanistan è corrosa al suo interno da tre faglie: etnica, religiosa e militare. “La zona occidentale dell’Afghanistan è una zona persiana. L’etnia sono Hazara: è qui una prima faglia, una linea rossa, la divisione religiosa. Sono tutti islamici come sono islamici i turchi con il Sultano, come sono islamici gli arabi con il Califfo, come sono islamici i persiani con lo Scià, come sono isamici i mongoli con il Khan. Tutti hanno il libro del profeta e un Dio. A Herat invece, sono musulmani, islamici, sciiti. C’è un’altra area – l’altra faglia etnica: che è quella del nord. Ci sono delle montagne che separano Kabul, dal nord – col fiume Amu Darya. Qui sono laici, quelli di Massoud, islamico laico. La capitale della loro etnia è Mazar i Sharif. Terzo: la parte che ora sta dominando l’Afghanistan sono talebani che vengono dal Belucistan, e vengono rallevati nelle moschee di Lahore e di Islamabad in madrase finanziate e costruite coi miliardi dall’Arabia Saudita. In particolare dalla setta che era quella di Bin Laden. Al sud ci sono quelli che vengono chiamati i  Pasthun. Pasthun è il nome etnico. Il nome talebano deriva dal fatto che sono studenti – la capitale è Kandahar. Quindi, ricapitolando ci sono tre faglie etniche che sono anche faglie religiose. Profondamente sunniti i talebani, poi i persiani e gli uzbechi a nord. Inoltre ognuna di queste città ha un signore della guerrache ha diritto a un proprio esercito.”

In Afghanistan, Carlo ha individuato tre cose italiane: l’incontro con un riabilitatore di Genova, l’ospedale di Emergency e il giardino di Babur con Flower Street. Continua:” Ho incontrato un grande riabilitatore di Genova, che con la Croce Rossa rimette le gambe ai bambini, a 5 km da Kabul e ha insegnato a dei giovani a fare le protesi che per i bambini. Nel centro della Croce Rossa si vede arrivare questi nonni col kalashnikov a tracolla e il bambino in collo che non cammina. La seconda cosa è la strada di fiori che porta all’ospedale di Emergency. La terza – Il più grande conquistatore e iniziatore della dinastia Moghul, la più importante dinastia imperiale indiana di religione musulmana: Babur; che dominerà l’uzbekistan, il kazachistan, il Pakistan e l’India aveva interessi naturalistici. Trovarono delle sorgenti a 4 km da Kabul e si fece fare uno splendido giardino all’italiana. Sette terrazzamenti con la fonte in cima e la moschea e il mausoleo per la sua tomba e quest’acqua centrale a cascata. C’è stata una missione italiana e inglese che ha recuperato il tutto.”

 

Conclude Carlo sull’importanza del racconto della storia: “Questo tipo di narrazione serve moltissimo perchè una persona comune, ma anche una acculturata, non capisce nulla di queste lotte tra sunniti, sciiti e via dicendo. Se non hai alcuni elementi base delle linee rosse non riesci a decriptare la storia e la realtà anche odierna. Gli devi dare questa prospettiva a chi ascolta: il passato al presente per interpretare, questo fiume della storia.” Siccome è una cosa complessa invece, gli strumenti di informazione tendono minimizzare – invece di restituire la complessità – tendono ad annullarla. Senza la comprensione delle linee rosse, non riesci a capire il presente. ”

 

 

Articoli correlati