Coop di Vaggio, la Filcams Cgil denuncia: “Lavoratrice licenziata su due piedi”

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Al punto vendita Coop di Vaggio, nel comune di Reggello, la Filcams Cgil denuncia un licenziamento nei confronti di una dipendente avvenuto in maniera “sbrigativa e spietata”. Spiega Gianni Filindassi (Filcams CGIL Firenze): “Alla Coop di Vaggio, piccola cooperativa di Reggello con appena quattro dipendenti, tutte donne e tutte part-time, la crisi dichiarata si è tradotta nel più classico dei tagli occupazionali. Invece di mettere in atto vere pratiche di solidarietà o tentare un ricollocamento dignitoso, come la cooperazione dovrebbe fare per statuto e per missione sociale, si è proceduto a un licenziamento sbrigativo e, per certi versi, spietato”.

Prosegue il rappresentante della Filcams: “Lunedì 30 giugno, alle ore 10, una lavoratrice viene convocata e le viene consegnata a mano una lettera raccomandata, è la comunicazione di licenziamento, formalizzato con effetto immediato; la lettera le intima che il rapporto di lavoro cessa dal giorno stesso; nonostante il turno di lavoro fosse ancora in corso, le è stato fatto completare il turno fino alle ore 12, dopodiché si è ritrovata letteralmente fuori dalla porta, priva del suo lavoro; la cooperativa ha preferito pagare il preavviso non lavorato, pur dichiarandosi in crisi, anziché permetterle di continuare a lavorare quei giorni o settimane che avrebbero almeno consentito un minimo di transizione dignitosa”.

“Un’operazione che porta con sé un sapore di crudeltà aziendale che non ci aspetteremmo da chi si proclama portatore dei valori cooperativi. A nulla è valsa la disponibilità immediata e totale della lavoratrice, under 40, senza figli, auto-munita, a spostarsi anche in altre sedi. Come Filcams Cgil avevamo chiesto con forza che fosse ricollocata presso una delle consorelle Coop della zona o, ancora meglio, in uno dei quattro superstore di Unicoop Firenze, a pochi chilometri, che impiegano oltre 150 persone ciascuno su un organico complessivo di 8.000 addetti. La proposta arrivata dall’azienda invece è stata quasi provocatoria: un trasferimento temporaneo in un piccolo supermercato stagionale di un campeggio, che avrebbe chiuso a ottobre, e per di più legato a un marchio della grande distribuzione concorrente alla Coop. Una sistemazione precaria e incoerente persino con l’identità aziendale. Alla fine, a pagare è stata solo la lavoratrice, mentre il giorno successivo al suo licenziamento le colleghe hanno visto aumentare le ore contrattuali”.

Conclude Filindassi: “Era davvero necessario farle perdere il lavoro in questo modo? Perché non proteggerla, tutelarla, accompagnarla verso una soluzione più stabile, invece di ridurre tutto a una fredda lettera consegnata durante il turno di lavoro? Che fine hanno fatto la mutualità, la solidarietà morale e materiale, la responsabilità verso le persone, cardini storici della cooperazione? Sono domande che rivolgiamo con forza anche a Legacoop Toscana che ha avallato e accompagnato l’intero processo. Denunciamo pubblicamente un licenziamento gestito in modo inaccettabile, che calpesta la dignità della persona e tradisce l’etica cooperativa; chiediamo un confronto urgente per verificare ogni possibilità di ricollocazione reale e stabile, all’interno del sistema Coop sul territorio; invitiamo la Legacoop a vigilare perché i valori fondativi non restino solo parole vuote negli statuti, ma diventino prassi concreta. Perché la cooperazione, se vuole continuare a rappresentare un modello diverso di economia, deve dimostrare nei fatti, e non solo nei proclami, che al centro ci sono davvero le persone e il lavoro”.

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore
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