03, Luglio, 2024

Castello di Sammezzano, lo Stato valuta l’ipotesi di acquisto. Il sottosegretario Mazzi: “Compatibile con l’indirizzo del Ministero”

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Il Governo non esclude una possibile acquisizione al patrimonio pubblico del Castello di Sammezzano. La notizia circola in questi giorni, in particolare dopo che il sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi, rispondendo nell’Aula del Senato a un’interrogazione del senatore Dario Parrini (Pd), ha dichiarato: “Sebbene il valore storico, artistico, monumentale, culturale del Castello di Sammezzano sia ben noto al MiC, occorre tenere conto come l’acquisizione di beni privati da parte dello Stato non possa rappresentare in via generale una soluzione ai problemi gestionali dei beni culturali di appartenenza privata. Inoltre, secondo il generale principio di indifferenza proprietaria dei beni di riconosciuto interesse culturale, la natura pubblica o privata della proprietà di un bene non implica alcuna conseguenza in termini di tutela del bene stesso: pubblico o privato che sia, ciascun proprietario è tenuto a garantirne la conservazione”.

“Ciò premesso”, però, continua la risposta di Mazzi, l’ipotesi di acquisizione “è compatibile, in linea di principio, con il generale indirizzo adottato dal Ministero sin dall’insediamento del Governo in carica; un indirizzo affermato con riferimento al caso di Villa Verdi a Sant’Agata di Villanova sull’Arda, bene considerato di importanza fondamentale per la memoria e l’identità degli italiani. Come si ricorderà, il Ministro ha assunto l’impegno, onorato in sede di legge di bilancio per l’anno 2023, di intraprendere ogni iniziativa volta alla salvaguardia del sito, prevedendo un incremento dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 574, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, pari a euro 20 milioni a decorrere dal 2023, disposizione finalizzata proprio all’acquisizione di beni culturali di proprietà privata. Sotto questo profilo si potrà valutare, anche per il castello di Sammezzano, compatibilmente con i limiti finanziari, un’iniziativa di analogo tenore rispetto a quella che potrà interessare Villa Verdi”.

La linea d’azione insomma potrebbe essere quella già delineata per Villa Verdi, anche se ad oggi si tratta solo di ipotesi. D’altronde era già stato l’altro sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi, nelle settimane scorse, a ribadire in alcune interviste l’interesse per Sammezzano: lo stesso Sgarbi era stato firmatario, nella precedente legislatura, di una proposta di legge per la sua acquisizione da parte dello Stato.

“Parzialmente soddisfatto” della risposta avuta si è dichiarato Parrini, perché, ha spiegato “il valore del bene architettonico del Castello di Sammezzano, è enorme e riconosciuto da tutti. È il più grande esempio di arte orientalista nel nostro Paese: si tratta di un bene culturale preziosissimo, che da quarant’anni versa in stato di sostanziale abbandono ed è in mano una proprietà che è sorda a qualsiasi richiamo della Soprintendenza e delle autorità preposte a garantire una manutenzione adeguata di un bene architettonico di questa rilevanza. Credo che la sua acquisizione al patrimonio pubblico sia urgente”.

In questi giorni anche gli esponenti di FdI hanno sottolineato l’importanza di queste rinnovate attenzioni per Sammezzano. 

E alla luce di questi nuovi interessamenti da parte del mondo delle istituzioni, il Comitato FPXA, che da sempre segue le vicende del Castello cercando di valorizzarne la storia ed evitarne il declino, in questi giorni ha commentato: “La situazione economica è difficile. Ne siamo consapevoli. Almeno oggi c’è una situazione in cui Governo, Regione Toscana, Città Metropolitana, Comune di Reggello e tutti i partiti si sono espressi. Secondo noi, proprio perché l’impegno finanziario ed amministrativo è grande, sarebbe auspicabile anche il concorso delle grandi istituzioni culturali toscane a partire dalla Fondazione CR Firenze. Come già detto, il 2023 deve servire chiarire il percorso per salvare e rendere di nuovo fruibile Sammezzano. Non sarà un percorso facile o breve, ma ne vale la pena!”.

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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