A distanza di circa un mese un mezzo dalla nomina a Presidente della Conferenza dei sindaci Valentina Vadi ha fatto il punto sulla situazione dell’ospedale della Gruccia. Una situazione tra luci e ombre, tra eccellenze e aspetti di criticità rappresentati, in maniera particolare, dalla carenza di personale medico.
Valentina Vadi inizia ricordando quando nel 2003 aprì l’ospedale della Gruccia grazie “alla volontà politica ed amministrativa di tre comuni – San Giovanni Valdarno, Montevarchi e Terranuova Bracciolini – che decisero di rinunciare al proprio presidio locale e municipale per realizzare un Ospedale di vallata che rispondesse alle esigenze sanitarie di una popolazione numerosa e che fosse in grado di erogare servizi di base di qualità per il Valdarno aretino. Fu, quella di allora, una scelta lungimirante e di responsabilità, perché la razionalizzazione delle strutture consentiva di concentrare risorse umane ed economiche in un solo presidio, facilmente raggiungibile da ogni parte della vallata”.
Dopo vent’anni l’ospedale del Valdarno registra un bacino di utenza di oltre 100 mila persone che sta crescendo sempre di più anche a seguito della chiusura del pronto soccorso Serristori di Figline Valdarno. All’utenza dei Comuni del Valdarno aretino si è aggiunta anche quella dei Comuni del Valdarno fiorentino (Figline e Incisa Valdarno, Reggello, Rignano).
“Dato evidente – ribadisce Valentina Vadi – soprattutto per gli accessi al pronto soccorso (300/400 al mese e circa 4000 all’anno dall’area del Valdarno fiorentino) che è uno dei reparti che sta manifestando, attualmente, le maggiori criticità dovute alla mancanza di personale. L’ospedale del Valdarno, il terzo nella Asl Toscana Sud Est per bacino di utenza dopo Grosseto ed Arezzo, deve essere messo nelle condizioni di erogare e garantire ai cittadini livelli di servizi e di assistenza di base di qualità, in un contesto generale di crescita della richiesta di prestazioni sanitarie ed ospedaliere legate soprattutto all’invecchiamento progressivo della popolazione. L’ospedale della Gruccia deve avere personale, risorse tecnologiche e ambienti adeguati per rispondere ai bisogni di salute del territorio. Negli ultimi tempi, per motivazioni diverse, si è innescata una tendenza che ha portato questo ospedale a scontare, in termini di risorse umane e tecnologiche, un ritardo rispetto a presidi più piccoli sia di profilo provinciale sia di area vasta in una logica che rimane difficile da comprendere se si confrontano i bacini di utenza ed il numero di prestazioni sanitarie erogate o di accessi annuali ai diversi reparti. E’ necessario ed urgente che l’Azienda sanitaria, con segnali forti, inverta questa tendenza, e dia risposte soprattutto in termini di personale, perché l’ospedale del Valdarno torni ad avere le caratteristiche che furono le sue proprie alla nascita, perché possa dare una risposta adeguata ai bisogni di salute dei cittadini del Valdarno e perché possa essere realmente – e non solo sulla carta – il terzo ospedale della area vasta Toscana Sud Est”.
Valentina Vadi, in qualità di presidente della Conferenza dei sindaci del Valdarno aretino, in un incontro con il direttore generale dell’Azienda Usl Toscana Sud Est Antonio D’Urso e con il direttore sanitario Simona Dei, ha avanzato una serie di richieste particolari.
“Devono essere, rapidamente, banditi 4 concorsi per sostituire i primari che vanno o andranno in pensione o in trasferimento nel giro di pochi mesi: punto nascita/ginecologia-ostetricia, chirurgia, radiologia, pediatria. Le unità complesse, i cui primari vengono trasferiti o messi a riposo, vanno mantenute tali e non ridotte ad unità operative semplici; inoltre è necessario che la rianimazione torni ad essere unità complessa, perché il responsabile abbia un peso gestionale maggiore all’interno del dipartimento di area vasta. E’ necessario inserire nel piano degli investimenti della Asl Tse, tre interventi già progettati: il completamento dei lavori di ampliamento del pronto soccorso il cui ultimo step non ha copertura finanziaria, la sistemazione degli spazi della rianimazione, la creazione di una piccola chirurgia per gli interventi di pace maker nei vecchi locali della anatomia patologica. E’ necessario implementare la strumentazione tecnologica dell’ospedale con il potenziamento della risonanza magnetica in dotazione alla radiologia con un software di intelligenza artificiale e provvedere all’acquisto di due nuovi ecografi per la cardiologia”.
La criticità maggiore riscontrata è relativa al punto nascita-ginecologia e ostetricia, il cui primario si è trasferito in altra sede il 1 di luglio.
“Il personale è sotto organico – dichiara il presidente della Conferenza dei sindaci del Valdarno Valentina Vadi – L’azienda sanitaria si è attivata per coprire i turni e consentire le ferie estive, ma non basta. E’ necessario investire fortemente, in termini di risorse umane, sul punto nascita, ginecologia ed ostetricia del Valdarno e far partire immediatamente le procedure concorsuali per la sostituzione del primario: un bacino di utenza di oltre 100 mila persone non può avere un punto nascita ridotto al minimo e non può privarsi di interventi di chirurgia ginecologica o avere tempi di attesa lunghissimi per le visite ginecologiche. Alla criticità di personale del Punto Nascita si aggiunge, infatti, anche quella del Consultorio per cui le visite in gravidanza o ginecologiche, in senso più ampio, in Valdarno hanno tempi di attesa che sono di molto superiori a quelli della media della azienda: per una visita ginecologica alla Gruccia ci sono 128 giorni di attesa contro i 22 giorni della media aziendale, per le ecografie del 3° trimestre in Valdarno, da gennaio, non ci sono liste aperte per cui la maggior parte delle prestazioni viene prenotata su Sansepolcro, così come per la translucenza nucale indisponibile in Valdarno e dirottata su Arezzo, mentre i controlli post partum, da fare entro 30-40 giorni, hanno un tempo di attesa di oltre 80 giorni dal parto e per le visite menopausa/contraccezione età adulta ci sono 4 mesi da aspettare”.
“Le carenze di personale dell’ospedale e del consultorio, che spingono le donne del Valdarno o verso il privato o verso altri ospedali della provincia, oltre che essere inaccettabili perché, di fatto, non viene garantito un servizio sanitario di base, se non si interviene, potrebbero diventare l’anticamera della chiusura del punto nascita del Valdarno, per il venir meno di una rete di supporto e controllo ‘istituzionale’ per le donne in gravidanza. Per completare il ciclo della nascita e del bambino, anche la pediatria è in carenza di personale, con il primario e un altro medico che andranno in pensione il 31 dicembre – per cui è necessario bandire prima possibile un concorso – e con un pronto soccorso pediatrico – un vero fiore all’occhiello con 4500 accessi all’anno – che non ha personale dedicato per cui all’arrivo di una emergenza il personale in servizio deve lasciare le altre attività di visita in cui è impegnato. Questo solo per fare l’esempio della situazione, ad oggi, più difficile, ma numerose altre sono le criticità che ho rappresentato al direttore generale e al direttore sanitario che hanno dimostrato uno spirito collaborativo, attenzione e volontà di risolvere le problematiche. Rispetto a queste necessità l’azienda Usl Toscana Sud Est deve dare dei segnali chiari di ascolto per la tutela del nostro presidio ospedaliero. Il mio impegno, in questo nuovo ruolo, andrà sicuramente in difesa dell’Ospedale del Valdarno, del personale che vi lavora e dei cittadini”.