Ieri la firma di Draghi sul nuovo Dpcm che avrà validità dal 6 marzo e fino al 6 aprile. Confermate molte delle misure già in vigore. Il Direttore di Confesercenti Arezzo: “Governo Draghi in linea con quello Conte. E come sempre il provvedimento di chiusura non è accompagnato dai ristori”
C’è delusione nel settore del commercio, dei servizi e del turismo, anche a livello locale, per il Dpcm firmato ieri dal Presidente Draghi, e che sarà in vigore dal 6 marzo al 6 aprile. Si conferma l'impianto dei 'colori' per le regioni, e le misure previste per ciascun colore restano pressoché immutate, almeno dal punto di vista delle attività economiche. Tra le novità, invece, la chiusura di tutte le scuole nelle regioni rosse e nelle zone a più alta concentrazione di contagi.
Sul fronte delle attività economiche, per il territorio provinciale aretino parla il Direttore di Confesercenti Mario Checcaglini. “Purtroppo il Governo Draghi si muove in assoluta continuità con il precedente. Sono ancora una volta sostanzialmente le attività commerciali e i pubblici esercizi ad essere ritenute responsabili della diffusione della pandemia e a rischio di chiusura in caso di incremento della diffusione del virus”.
Disattese le diffuse richieste di consentire, ad esempio, l’apertura serale dei ristoranti come luoghi sicuri al contrario di tante strade e piazze delle nostre città. La richiesta, arrivata non solo dalle associazioni ma anche di molti presidenti di Regione, era stata al centro di una manifestazione che si era tenuta lunedì ad Arezzo, come in molte altre città italiane, e che aveva visto tra i presenti anche i rappresentanti delle categorie economiche del Valdarno.
“Insieme alle attività commerciali – aggiunge Checcaglni – in questo Dpcm la scuola è indicata come un luogo responsabile della diffusione dopo che a lungo era stata dichiarata sicura mentre oggi si individuano anche per gli studenti misure restrittive”. Per Confesercenti non c’è stato il grande cambio di passo auspicato neppure in tema di ristori: “Come sempre – ricorda il direttore Checcaglini – il provvedimento di chiusura non è accompagnato dai ristori. Ci speravamo. Le critiche al Governo precedente da parte di molte forze politiche indicavano che si dovesse agire diversamente e che alle chiusure devono seguire i ristori. Purtroppo invece i 32 miliardi, disponibili nel bilancio dello Stato da inizio gennaio, e che devono servire a ristorare le attività, sono ancora fermi. Nel frattempo chi subisce i provvedimenti di chiusura, sono attività sempre più in difficoltà”.
La fotografia della situazione attuale è stata scattata in tutte le città della Toscana dove le imprese sono scese in strada lunedì 1 marzo per manifestare. “All’unisono – conclude il direttore di Confesercenti – abbiamo chiesto che salute e lavoro devono convivere se non si vuole distruggere il tessuto produttivo fatto di tante piccole imprese. Non per questo sottovalutiamo i problemi di salvaguardia della salute: vogliamo, al tempo stesso, salvaguardare la salute sanitaria e delle imprese”.