11, Gennaio, 2025

Tempi di vestizione, la mobilitazione dei dipendenti Coop.Fi arriva in Consiglio: passa all’unanimità un documento

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

Votata da tutti i consiglieri una risoluzione su un atto presentato dal capogruppo di Prima Montevarchi, Allegrucci. Presente in aula una delegazione di lavoratori. L’impegno è ad approfondire, anche con la Asl, la questione del cosiddetto ‘tempo tuta’, che l’azienda non conteggiava in quello lavorativo, e che ha di fatto ‘eliminato’ cambiando le disposizioni

È arrivata fino in Consiglio comunale, a Montevarchi, la mobilitazione di 43 dipendenti del punto vendita Coop.Fi, la ex Ipercoop, sul diritto per la vestizione e svestizione sul luogo di lavoro: si tratta della battaglia relativa al cosiddetto 'tempo tuta', che l'azienda non calcolava all'interno di quello lavorativo. Dopo la condanna della Cassazione, l'azienda ha 'aggirato' il problema, come denunciano da tempo i lavoratori, dando loro direttamente la possibilità di vestirsi in autonomia, dove preferiscono.

A portare in aula la discussione è stato il capogruppo di Prima Montevarchi Lorenzo Allegrucci, primo firmatario di una mozione sul tema, insieme ai capigruppo Francesca Lucchesini di Forza Italia e Tiziana Lombardi di Montevarchi In Salute. Presente in aula al momento della discussione anche una delegazione di circa venti lavoratori Coop.Fi, firmatari dell'esposto presentato anche alla Asl, con una documentazione correlata e messa a conoscenza dei rappresentati del parlamento cittadino.

Il risultato del dibattito in aula è stato una risoluzione condivisa e approvata all'unanimità, con 16 voti favorevoli dei consiglieri,  con un impegno ad approfondire la quesito per la salvaguardia e la tutela dell'igiene pubblica."Sono molto soddisfatto per il riscontro ottenuto in Consiglio comunale – ha commentato Allegrucci – siamo giunti ad una condivisione unanime per fare chiarezza e sostenere dei lavoratori mobilitati riguardo a una vicenda che ha quasi dell'incredibile".

Secondo quanto riportato nella documentazione presentata dai lavoratori, "con l'entrata in vigore di un nuovo regolamento, datato 15 marzo 2019, si è passati dall'obbligo di indossare gli abiti da lavoro solo all'interno degli spogliatoi, alla libertà di presentarsi tutti sul luogo di lavoro con la divisa già indossata, nel tempo, nel luogo e con le modalità prescelte. Sebbene la modifica si riferisca all'osservanza di un regolamento aziendale interno, quindi non di pertinenza di un consiglio comunale – precisa Allegrucci – mi sono attivato in quanto preoccupato per le possibili ripercussioni igienico sanitarie sull'interesse generale, con il rischio di contaminazioni con l'esterno".

"Tra l'altro – ha aggiunto il consigliere – ciò che mi ha meravigliato, è la cronologia dei fatti: le modifiche regolamentari sarebbero immediatamente successive alla vertenza relativa al riconoscimento del 'tempo tuta',con la condanna dell'azienda in terzo grado di giudizi. Una sentenza che ha prodotto però il perdurare di un netto rifiuto a considerare quel tempo compreso nell'orario di lavoro e con il sospetto, tramite le nuove disposizioni, di aggirare la sentenza stessa, lasciando le responsabilità di contaminazione al libero arbitrio del singolo dipendente e ricadenti sull'ignaro consumatore".

"Naturalmente – conclude il consigliere – abbiamo constatato che il sopralluogo effettuato dalla Asl non ha riscontrato alcuna non conformità o inadeguatezza collegata alla gestione degli indumenti da lavoro indossati all'interno degli spogliatoi, ma la risposta formulata dalla Asl non è esaustiva in quanto, a nostro giudizio, non entra nel merito. Per questo, con la risoluzione approvata, il Sindaco e la Giunta hanno il mandato del Consiglio comunale a porre in essere tutte le azioni necessarie di approfondimento, stimolando la Asl ad un parere più cogente rispetto alla questione".

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

Articoli correlati