24, Novembre, 2024

Centro di Accoglienza Caritas: un’importante organizzazione che manca però di ricambio generazionale

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Il Centro di Accoglienza Caritas di San Giovanni è un organismo bene noto e consolidato da molti anni. Si occupa di diversi servizi a livello di promozione sociale, ma far sì che tutti siano adeguati al bisogno diventa sempre più difficile a causa dello scarso ricambio generazionale

Organismi di volontariato come la Caritas di San Giovanni sono ben noti proprio perchè consolidati da anni ma questo è anche il motivo per il quale spesso vengono trascurati e dati per scontato. Abbiamo incontrato Alberto e Angela, due volontari di vecchia data che hanno fatto luce su quali e quanti sono i servizi che potenzialmente la Caritas può offrire ma soprattuto dove si incontrano le prime difficoltà.

Quali sono i servizi primari che offrite?
"Cerchiamo di procurare soprattutto cibo e vestiti: una volta al mese diamo ad ogni famiglie 25 kg di spesa che in realtà contiene anche altri beni primeri soprattuto in caso di bambini piccoli. Qui nella sede abbiamo anche una stanza con degli armadi pieni di vestiti divisi per misure, quindi ci occupiamo anche di questo nel momento in cui ci vengono richiesti vestiti un po' come in un negozio qua si può venire a sceglierli e provarli nel limite del possibile. E sempre qui facciamo servizio bagno e doccia , abbastanza liberamente chiunque si presenti può farne beneficio."

Come si accede a questi servizi? Ci sono delle soglie e dei ritmi stabiliti?
"La prima volta che ci si presenta l'accoglienza è sicura e si cerca di sfamare l'arrivato e dargli ciò di cui ha bisogno, poi però dovrà essere registrato, essere residente a San Giovanni ed avere un ISEE inferiore alle 3000 euro annue. Questo perchè comunque i centri Caritas sono molti e a livello burocratico la Caritas come organizzazione nazionale ha deciso questo. Alcune volte succede che chi ha già ricevuto la sua spesa da 25kg torni prima del suo turno a richiedere i viveri… è per questo che abbiamo bisogno di registrare le persone e controllare il più possibile che le cose vengano fatte con precisione. Non vogliamo disparità."

Come riuscite a procurare tutto il cibo necessario? 
"Abbiamo degli accordi con i supermercati che riescono a donarci alcune cose, soprattutto prodotti in scadenza, in più cerchiamo di fare il banco alimentare sempre in collaborazione con i supermercati; lì chiediamo alle persone se possono comprare qualcosa a lunga conservazione e donarcela; per il resto solo donazioni e non sempre tutto questo basta. Non è facile garantire tutto ad un povertà in continuo aumento."

Sono più gli italiani o gli stranieri a richiedere accoglienza?
"Gli stranieri sono circa il triplo degli italiani. Dalla sede passano circa 30 persone a settimana. Ci sono dei giorni di boom, dei periodi in cui vengono sempre le solite perosne ed altri in cui il ricambio è continuo ma in tutti i casi, per quanto la burocrazia ci leghi, noi, come dice il nostro nome, cerchiamo di fare la carità e senza distinzioni."

Quanti volontari siete e qual è la media d'età?
"Questo è il vero problema, la nostra vera difficoltà. Siamo veramente pochi, diciamo "fissi" neanche una decina, ma il problema è che è difficile coprire tutti i turni. Siamo tutte persone anziane, perlopiù nonni e nonne e non c'è nessun tipo di ricambio generazionale. Forse perchè i tempi sono cambiati".

Voi come vi siete avvicinati a questo mondo? 
"Una volta si gravitava intorno alla parrocchia e tutto veniva spontaneo, io e mia moglie abbiamo sempre dato una mano, poi una volta stabilizzati con la famiglia e i nipoti abbiamo frequentato di più l'ambiente, adesso cerchiamo di darci molto da fere. Mi immagino che uno dei motivi per cui nessuno bussa alla nostra porta per darci una mano in più sia proprio questo: è un tipo di volontariato molto impegnativo sia a livello psicologico che organizzativo."

Cosa chiedereste a un giovane volontario?
"Sicuramente di far conoscere un po' di più il nostro centro, perchè siamo coinvinti che sia di fondamentale importanza e che spesso le persone si vergognino ad entrarci, poi magari con internet e altri mezzi più innovativi riusciremmo ad avere più aiuti esterni." 

 

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