23, Luglio, 2024

La guardia di finanza scopre oltre 200mila euro di erogazioni statali richieste e concesse illecitamente

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126 irregolarità nelle richieste dei permessi di soggiorno. Segnalate all’Autorità giudiziaria oltre 100 persone

Oltre 200.000 euro di erogazioni statali richieste e concesse in maniera illecita, di cui 150mila per prestazioni sociali agevolate e 50mila per indennità di disoccupazione, 126 permessi di soggiorno ottenuti non con i metodi tradizionali, 100 persone segnalate all'Autorità giudiziaria:  sono i risultati dell'Operazione Ariel condotta dalla guardia di finanza dell compagnia di San Giovanni, con la collaborazione di personale dell’Inps, dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e della Questura di Arezzo, che ha fatto luce su un sistema ideato da cittadini comunitari ed extracomunitari domiciliati in provincia di Arezzo. Lo scopo dell'organizzazione era quello di assicurare ad altri cittadini stranieri il permesso di soggiorno, stipulando in modo fraudolento contratti di lavoro di “collaboratore domestico”, e di maturare i diritti per percepire indebitamente indennità economiche da parte dello Stato italiano.

Le fiamme gialle di San Giovanni Valdarno hanno scoperto le attività di una fitta rete di persone che avvalendosi anche della consulenza dell’impiegato di un patronato era riuscita ad ottenere il rinnovo di 126 permessi di soggiorno, prestazioni sociali agevolate, spettanti a cittadini in condizione economica e sociale svantaggiata, per circa 150mila euro, già erogati, e  50.000 di ASPI, l’indennità di disoccupazione. In entrambi i casi la concessione e l'erogzione del denaro sono state bloccate.

Nel corso dei controlli è stato scoperto anche l’impiego di una dipendente in piena attività lavorativa sebbene avesse raggiunto il 7° mese di gravidanza e di 6 cittadini extracomunitari impiegati “in nero” in altrettante ditte, recuperando, così, contributi per un importo di oltre 50.000 euro.

Nel complesso, sono state segnalate all’Autorità giudiziaria oltre 100 persone, responsabili, a vario titolo, dei reati di “falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico”, “errore determinato dall'altrui inganno” e di “truffa ai danni dello Stato”. Tra questi anche il dipendente del patronato aretino coinvolto nella vicenda.

"Le indagini eseguite si collocano tra quelle volte ad individuare i contesti più strutturati e peculiari di illegalità connesse all’ottenimento di prestazioni sociali che abbiano la natura di contributi economici, al blocco delle erogazioni indebite e al recupero delle eventuali somme già impropriamente percepite dai responsabili degli illeciti scoperti".

 

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