Con una gru il fossile è stato innalzato fino al primo piano del Museo Paleontologico di Montevarchi. L’ultimo di una serie di spostamenti per il Mammut, scoperto nell’autunno 2016 da due cacciatori, poi estratto dalla terra e portato a San Giovanni per la prima fase del restauro. Ora l’ultima parte del lavoro avverrà nella sua sede definitiva
È entrato all'interno del Museo Paleontologico di Montevarchi dall'alto, grazie ad una gru, dopo un viaggio scortato dalla Polizia municipale: quello di oggi è stato l'ultimo spostamento per il fossile del Mammut del Tasso, scoperto nell'autunno 2016 da due cacciatori, e finito al centro di complesse e delicate operazioni di recupero e restauro, condotte insieme dalla Soprintendenza, dal Museo Paleontologico e l'Accademia del Poggio, e dall'Università di Firenze.
Si è trattato dell'ultimo viaggio, appunto, perché il Museo di Montevarchi sarà la sua sede definitiva: qui sarà infatti esposto una volta che sarà conclusa anche l'ultima parte del restauro del fossile. Finora il Mammut (che ancora non ha un nome, il più votato da chi ha contribuito al restauro sarà scoperto quando si chiuderà la campagna Sos Mammuthus) era stato ospitato a San Giovanni, in un capannone messo a disposizione dalla ditta Moretti per la prima fase del restauro, e nel quale era stato trasportato proprio la scorsa estate.
Qui la restauratrice Antonella Aquiloni, supportata da Fabrizio Fabbrini, ha completato la liberazione del cranio dalla terra in cui era inglobato, ha consolidato le varie parti dello scheletro e provveduto al temporaneo distacco con taglio controllato di una delle zanne, che doveva essere trattata a parte; ha infine liberato anche l'ulna del fossile. Poi, negli ultimi giorni, la ditta Giuntini di Pratovecchio ha ‘inscatolato’ il fragile reperto preparandolo per il trasporto direttamente al primo piano del Museo, passando da una finestra, grazie al lavoro della ditta Autogru Valdarno di Montevarchi.