Da una parte l’incertezza sulle prospettive future; dall’altra la volontà più volte dichiarata dall’azienda di tagliare i costi del lavoro. C’è molta preoccupazione fra i circa 280 dipendenti, più gli interinali, dello stabilimento di Prulli: stamani lo sciopero unitario con presidio davanti ai cancelli, per chiedere all’azienda francese Fareva di fare chiarezza sul futuro
Lavoratori in sciopero davanti ai cancelli dell'Istituto De Angeli, a Prulli, questa mattina. Un presidio di due ore per chiedere a Fareva, la proprietà francese dello stabilimento, chiarezza sulle prospettive future: per i 280 dipendenti, a cui si sommano gli interinali e coloro con il contratto a termine, e più in generale per uno dei siti produttivi più importanti del Valdarno fiorentino.
Lo sciopero è stato indetto in maniera unitaria da Filctem Cgil, Femca Cisl e UilTec, che insieme alla Rsu da circa un anno e mezzo cercano di ottenere risposte dall'azienda. "L'azienda, al tavolo regionale, ha annunciato che c'era bisogno di un risparmio sui costi generali, perché lo stabilimento di Prulli aveva un gap rispetto ad altri loro stabilimenti. Da allora è partito un percorso con una serie di incontri, in cui abbiamo dato la nostra collaborazione per cercare di trovare dei risparmi".
Gli stessi dipendenti, riuniti in gruppi di lavoro, hanno collaborato per individuare quelle 'sacche' di spreco di produttività, nel segno di una ottimizzazione del ciclo di lavoro. "Ma l'azienda, da parte sua – hanno sottolineato sindacati e rappresentanti della Rsu – non ha svolto il suo ruolo, continuando a non fornirci dati né proposte per mettere in atto una vera ottimizzazione del ciclo produttivo. Per questo, ad agosto, abbiamo bloccato ogni trattativa sulla riduzione dei costi chiedendo espressamente alla proprietà che intervenisse su questi aspetti".
Nel frattempo però Fareva, che di stabilimenti ne ha una trentina in tutto il mondo, ha annunciato un test comparativo sulle prestazioni di tre stabilimenti: due francesi e quello di Prulli. "La nostra preoccupazione è che non avendo mai fatto una analisi seria sul ciclo produttivo, questo possa risultare un sito dai costi più alti".
Tutto questo si somma alla mancanza di chiare prospettive sui volumi produttivi: "Manca una programmazione a lungo termine: a fronte di annunci ripetuti sul fatto che questo sarebbe stato uno stabilimento da 120 milioni di pezzi, invece dei 90 previsti; e invece il budget di quest'anno, come quello dell'anno scorso, è fermo agli 80 milioni di pezzi. Ben al di sotto delle potenzialità di questo sito produttivo".
Volumi, prospettive, costi: tutte questioni aperte, secondo i sindacati. "La preoccupazione più grande è nella latitanza aziendale, la mancanza di chiarezza, l'inerzia. Tra i lavoratori il clima è teso anche per questo", concludono i rappresentanti sindacali.