Si tratta di una società esterna la cui sede di Arezzo lavorava soltanto per Banca Etruria, nella gestione elettronica dei documenti e dei dati. Ubi ha fatto sapere che non si servirà di questa azienda: 32 lavoratori rischiano il posto, 7 hanno ricevuto lettere di trasferimento a Roma
Ci sono anche tre lavoratori valdarnesi, fra i 32 dipendenti a rischio della Memar. Una vertenza aperta dai sindacati, e collegata al passaggio da Banca Etruria a Ubi. "Non è vero che il passaggio sarà indolore per l'occupazione. Sono almeno 32 i posti a rischio", hanno spiegato nei giorni scorsi i segretari del sindacati Filcam Cgil e Fisascat Cil, Marco Guadagni ed Erina Nencetti.
Sono, appunto, i dipendenti della società Memar, che si occupa di gestione elettronica dei documenti, archiviazione fisica, data management. Ha sedi a Bologna, Reggio Emilia, Ravenna, Roma, Casarano e, appunto, Arezzo. "Nell'aretino – hanno spiegato i sindacati – l'unico cliente è, anzi potremmo dire era, Banca Etruria. La nuova proprietà ha infatti già chiarito che non intende avvalersi del servizio di call center per il quale Memar impegna 8 addetti".
Ieri, a 7 di questi dipendenti Memar ha inviato le lettere di trasferimento da Arezzo a Roma. Giovedì 30 novembre i dipendenti dell’azienda sciopereranno e la mattina saranno presenti di fronte alla sede centrale di Ubi in via Calamandrei per una manifestazione di protesta. "Ubi – hanno aggiunto i sindacati – ha disdetto gli altri contratti con Memar che erano in scadenza a fine anno. Ubi ha infatti una società che, sostanzialmente, copre gli stessi servizi". Filcams Cgil e Fisascat Cisl hanno chiesto un incontro a Ubi ma non hanno ricevuto risposta.
"La Direzione di Bergamo ha ripetutamente dichiarato che non ci sarebbero stati problemi occupazionali in Banca Etruria. Così non è stato. Il fatto che si parli di dipendenti Memar invece che Banca Etruria è una foglia di fico: i 32 addetti a rischio hanno sempre lavorato solo e soltanto per Banca Etruria. Chiediamo quindi – concludono Guadagni e Nencetti – che gli accordi di collaborazione passino dal vecchio al nuovo istituto e che l'occupazione sia difesa".