18, Luglio, 2024

Sei Toscana, i lavoratori della Rsu Cgil: “Ecco quello che non va, ma non date la colpa ai dipendenti”

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Nel caos che si è aperto dopo l’inchiesta sull’appalto, e in attesa del commissariamento da parte del Prefetto, ora parlano i lavoratori di Sei Toscana. “Non è certo colpa nostra se i Comuni per risparmiare chiedono sempre più tagli ai servizi”. E attaccano molti aspetti del sistema rifiuti

Mille dipendenti più trecento interinali: è il corpo dei lavoratori di Sei Toscana, la società che gestisce lo spazzamento e la raccolta dei rifiuti nei comuni dell'Ato Toscana Sud. E ora che è esploso il caso giudiziario, mentre si avvicina il commissariamento da parte del Prefetto, come ha anticipato a Montevarchi il presidente di assemblea, Alessandro Ghinelli, i lavoratori  della Rsu Cgil mettono alcuni punti in chiaro. 

"Se i servizi sono peggiorati non è colpa nostra", puntualizzano. "Gli stessi enti pubblici sono parte del problema. Gli amministratori si trovano in una situazione di pieno conflitto di interesse, siedono infatti su tre poltrone differenti: si trovano prima dalla parte di Ato a stabilire criteri e metodologie di lavoro che si rivelano in seguito deficitarie e lacunose; poi a rappresentare i cittadini chiedendo una riduzione e una drastica rivisitazione dei servizi; infine sono soci della stessa azienda e vorrebbero trarne utili". 

Gli attacchi della Rsu Cgil non si fermano qui. "Non è certo colpa dei lavoratori se i comuni per risparmiare chiedono sempre più tagli ai servizi. Ci sono strade e vie dove lo svuotamento dei cassonetti veniva fatto 6 volte a settimana e dopo l’‘ottimizzazione’ dei servizi si è passati a 4 soltanto, strade che venivano regolarmente spazzate tutti i giorni e adesso vengono spazzate 3 giorni a settimana". 

"È bene che si sappia che i lavoratori, molto spesso, hanno a disposizione mezzi non efficienti, e non è nemmeno produttivo cambiarli 3 volte in una mattinata perché si guastano! Vogliamo parlare di come i lavoratori, secondo criteri stabiliti da Ato, debbano spazzare a mano tutti i giorni 16 chilometri di strade e di quanto questo sia materialmente possibile? Ricordiamo che i costi di un’azienda non vengono sempre da inadempienze dei lavoratori! Per esempio, ci si è mai chiesti come mai un’azienda come la nostra ha bisogno di consulenze sul lavoro per più di un milione di euro? Come mai Sei Toscana paga in affitti di locazione migliaia di euro quando ci sono senz’altro possibilità di sedi più economiche? Come mai questa società, quando è nata, 4 anni fa, aveva il 59% di quote pubbliche e adesso soltanto il 49%? Tra qualche anno, con i continui aumenti di capitale, la parte pubblica sarà quasi sparita". 

L'attacco dei rappresentanti dei lavoratori si sposta anche su un altro piano, dunque, quello societario e di gestione. E in merito a quell'appalto finito al centro dell'inchiesta, sollevano altri dubbi: "Come mai gli impianti che erano la parte redditizia delle aziende che sono confluite in Sei Toscana sono stati scorporati prima della gara, e adesso i cittadini si trovano nella situazione paradossale di avere un peggioramento dei servizi e allo stesso tempo un aumento delle tariffe perché devono pagarle due volte? Come mai i corrispettivi pattuiti non vengono riconosciuti dai Comuni? Come mai le Amministrazioni hanno fatto dei patti parasociali consegnando di fatto al socio privato una parte della gestione di Sei Toscana?". 

In una situazione in cui il futuro è poco chiaro, la Rsu Cgil chiede anche attenzione ai lavoratori interinali. "Le ultime parole le vogliamo spendere per tutti i lavoratori in somministrazione: a Sei Toscana lavorano più di 300 interinali, molti di questi da anni, anche se il contratto nazionale prevede che un’azienda non utilizzi più dell’8% della forza lavoro interinale rispetto a quella effettiva. Vogliamo fare qualcosa anche per queste persone e le loro famiglie, passando alla stabilizzazione? Oppure vogliamo lasciarli precari a vita? A tutti questi interrogativi – chiude la nota – naturalmente non avremo risposte, volevamo però ribadire che le nozze coi fichi secchi non si fanno". 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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