25, Dicembre, 2024

Torna l’allarme lupi. Venti pecore sbranate in una settimana

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L’allevatore: “Non è possibile ogni mattina alzarsi con l’incubo della conta delle carcasse”. La Coldiretti: “Siamo di fronte ad una vera e propria emergenza”

Ancora pecore sbranate nel comune di Terranuova. Venti quelle trovate uccise dai lupi in una settimana. 

L’allevatore Egidio Marcia: “Non è possibile ogni mattina alzarsi con l’incubo della conta delle carcasse. Non solo, rischio di perdere almeno altri 10-15 animali che sono dispersi. Non ne possiamo più – spiega ancora –se continua cosi vado via. Non è possibile che io e i miei colleghi agricoltori della zona che hanno le stesse difficoltà, invece di produrre per i cittadini consumatori finiamo per lavorare per sfamare gli animali selvatici, ora basta davvero. O si cambia o noi ce ne andremo”. 

Una situazione drammatica per la perdita degli animali aggravata dalla tassa che l'agricoltore deve pagare per lo smaltimento delle carcasse e senza poter percepire indennizzi.

“Dopo la grande manifestazione di Coldiretti del 2 agosto, che ha visto una grande partecipazione anche di imprenditori aretini, sottolinea Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana e Arezzo – dobbiamo mantenere alto il livello di attenzione su queste problematiche che, purtroppo, creano disagi enormi al settore. Quello dei lupi, insieme al problema degli ungulati e dei predatori, sta diventando un problema che danneggia sempre più il comparto della zootecnia in tutto il centro Italia e nella zona dell’aretino. La presenza di lupi e fauna selvatica – continua Marcelli – sono una delle cause alla base dello spopolamento dei presidi agricoli in montagna e non solo, che stanno rendendo vani tutti gli sforzi e gli investimenti delle aziende agricole”.

Il direttore di Coldiretti Arezzo, Mario Rossi spiega  che “siamo di fronte ad una vera e propria emergenza: in dieci anni il numero di predatori ha assunto una dimensione insostenibile per la salvaguardia del reddito di chi lavora in campagna e della sicurezza. Lanciamo quindi un grido di allarme fortissimo – conclude Rossi – e continuiamo a sollecitare la necessità di stabilire una legislazione che garantisca l’esercizio della zootecnia nel rispetto del lavoro degli agricoltori associati. Per gli effetti dello squilibro numerico dei lupi, gli equilibri faunistici si sono rotti e questo costituisce un forte incentivo per le aziende ad abbandonare la campagna o peggio ancora la montagna dove le buone pratiche di  zootecnia sono irrinunciabili per il presidio idrogeologico dei versanti: di fatto le popolazioni di fauna selvatica, ed in particolare dei lupi, non sono più compatibili con lo svolgimento delle attività zootecniche”. 

 

 

 

 

 

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