Perdura la crisi del comparto moda, che negli ultimi cinque anni ha avuto effetti profondi e sta continuando a danneggiare visibilmente il tessuto produttivo. Un settore, quello della moda, che in provincia di Arezzo conta 850 imprese attive, 104 aziende nel tessile, 432 nell’abbigliamento, 314 nella pelletteria e calzaturiero. Un sistema che si concentra maggiormente in Valdarno. Il numero degli occupati rappresenta il 16,6% dell’artigianato totale. Negli ultimi anni questo dato è drammaticamente diminuito con una flessione del 6,5% pari a 391 addetti in meno nel 2024 rispetto all’anno precedente.
In questo quadro, la Regione Toscana ha destinato alle imprese due tipologie di risorse, così come illustrate dall’assessore regionale Marras a Terranuova la scorsa settimana: il Bando Innovazione Strategica Moda, che aprirà il prossimo 15 settembre con fondi da 200.000 a 1,5 milioni di euro; e il Bando Filiera Smart, di cui ancora non si conoscono le tempistiche.
Ma Confartigianato Moda Arezzo non si dice soddisfatta di queste misure. “Dal nostro punto di vista – esordisce il presidente Marco Cerofolini – mentre siamo impegnati a reggere l’urto dei mercati, questo tipo di aiuto non è sufficiente. Viviamo una situazione di emergenza che si sta protraendo da mesi, pur riconoscendo lo sforzo dell’intervento regionale e la rilevanza delle risorse stanziate, emergono tuttavia alcune perplessità. Le misure previste, in particolare il Bando Innovazione Strategica, risultano difficilmente accessibili per molte imprese di piccole e medie dimensioni, sia per la complessità dei requisiti sia per la struttura stessa dell’incentivo. Il bando infatti, richiede che almeno il 60% dei costi sia destinato a spese che riguardano l’innovazione e che le risorse stanziate siano collegate anche a servizi di consulenza, costi per ricerca contrattuale e personale altamente qualificato. Questi aspetti, ai quali si sommano la rigidità degli schemi progettuali e la congiuntura economica del settore, rendono molto complessa l’elaborazione di progetti che possano rispettare la conformità al bando e allo stesso tempo risultare utili alle imprese”.
Negli scorsi mesi insieme alla conferenza dei sindaci del Valdarno, le categorie economiche si sono confrontate con i vertici regionali della Regione Toscana e con i tavoli ministeriali. “Il risultato di questi momenti di dialogo – continua Confartigianato – non soddisfa però i bisogni oggettivi del comparto. Di fatto non si tiene conto di quanto il settore della moda del territorio aretino, in particolare valdarnese, abbia valorizzato il Made In Italy in tutto il mondo”.
“Come imprenditori – prosegue Cerofolini – ci sentiamo lasciati soli in balia di una congiuntura economica negativa, senza un reale salvagente che possa aiutarci a superare questa fase. Ci sembra che le istituzioni nonostante, il dialogo aperto, siano rimaste sorde alle nostre richieste. Auspichiamo quindi una revisione della struttura dei bandi affinché le percentuali siano riequilibrate, privilegiando gli investimenti materiali e produttivi, che risultano più facilmente sostenibili e immediatamente utili per la crescita e la trasformazione delle imprese, in particolare per quelle artigiane e di dimensioni medio-piccole che rappresentano il cuore pulsante del Made in Italy. In altre parole chiediamo che maggiore attenzione venga riservata per acquisti di nuovi impianti, macchinari, attrezzature Industria 4.0 e Industria 5.0 e ristrutturazione degli immobili”.
“Oggi più che mai – conclude Cerofolini – il settore moda italiano ha bisogno di strumenti concreti, accessibili e calibrati sulle reali esigenze delle imprese. Solo così sarà possibile accompagnare il comparto verso le mutate condizioni del mercato”.