Il Comitato Acqua Bene Comune ha richiesto gli atti alla Asl: “Apparentemente le analisi sembrano numerose, ma controlli assidui solo nei maggiori centri abitati”. E punta il dito sulle analisi di alcuni parametri, quali cloriti, alluminio e trialometani. Appello ai sindaci: “Pubblichino tutti i dati sulle reti civiche, sia quelli effettuati dall’Asl che da Publiacqua”.
Il Comitato Acqua Bene Comune, torna a far sentire la sua voce sulla qualità dell’acqua ad uso potabile in Valdarno aretino: “preso atto dei dati allarmanti diffusi dall’ARPAT sulla qualità delle acque per uso potabile anche nella nostra zona, con Cavriglia e Montevarchi che si approvvigionano da acque in deroga, abbiamo chiesto un accesso agli atti alla ASL sulle analisi di controllo che effettua sui comuni del Valdarno aretino”.Il comitato punta il dito sui controlli e si appella ai sindaci: “Pubblichino tutti i dati sulle reti civiche”.
“Apparentemente – spiega in una nota – le analisi sembrano molte: 114 nel 2014 e 119 nel 2015. Ma se esaminiamo cosa succede nei singoli impianti di potabilizzazione dell’acqua, scopriamo che un controllo assiduo è fatto solo nei centri abitati di Montevarchi, San Giovanni e Terranuova. Il numero di controlli diminuisce progressivamente per i centri di Castelfranco, Castelnuovo S., Cavriglia, Loro Ciuffenna, Piandiscò, San Giustino fino ad arrivare ad una sola analisi l’anno nelle frazioni (Malva, Poggio di Loro, Massa.S. etc.)”.
“I controlli previsti nelle frazioni – prosegue il comitato – sono quelli di routine, quindi con un numero di parametri analizzati nettamente inferiore, rispetto a quelli che sarebbe opportuno compiere, tutto questo avviene naturalmente nel rispetto delle norme di legge, ma senza tener conto che proprio in questi piccoli centri troviamo impianti di potabilizzazione più obsoleti e con una manutenzione da parte del gestore non rigorosamente adeguata”.
“Lo si deduce anche dalle non conformità – sottolinea la nota – cioè dalle analisi non a norma, riscontrate dalla ASL. Delle 7 segnalate solo una riguarda un paese più grande: Castelfranco di Sopra. Tutte le altre interessano le frazioni: Gropina, Casamona, Anciolina, Persignano, Piantravigne, Moncioni. Lo stesso avviene nel 2015 i borghi coinvolti sono di nuovo Anciolina, Gropina e Poggio di Loro. Anche quando viene rilevata la non conformità per torbidità, spesso neppure soggette a segnalazione, o parametri al limite di legge, sono implicati quasi sempre i centri medi o piccoli: Faella, Castelnuovo S., Cavriglia, Montegonzi, Vacchereccia, Pulicciano, Rocca Ricciarda, Vaggio, Massa S.”.
“Le non conformità sono relative per la maggior parte dei casi ai parametri organici (coli totali, escherichia), solo in due casi sono parametri chimici: ferro e trialometani residuo dei processi di disinfezione dell’acqua. Abbiamo ispezionato i siti dei comuni interessati per vedere se erano pubblicate ordinanze di divieto di uso dell’acqua, ma non ne abbiamo trovato traccia. I casi sono due o una dimenticanza nell’aggiornamento dell’archivio o non sono state emanate. Quest’ultimo caso è possibile solo nell’eventualità che il gestore si sia dimostrato “un supereroe” della velocità nell’adeguamento, indubbiamente il contrario di quanto avviene per ripristinare le rotture nella rete idrica”.
E il comitato si interroga proprio sugli interventi: “Tempi di ripristino veloci riteniamo siano possibili per i parametri organici (anche se a valle degli impianti di potabilizzazione, anche successivamente al ripristino, continua a scorrere acqua inquinata), mentre ci chiediamo come sia possibile per i parametri chimici. Ci piacerebbe che le analisi di verifica delle non conformità fossero eseguite dalla ASL e non dai gestori e vorremmo saperne di più e avere chiari tempi, ruoli e competenze”.
“Ci sono altri aspetti che ci preoccupano ancora di più e sono le analisi che non abbiamo trovato, nonostante siano previste dalla legge e attinenti ai residui dei processi di potabilizzazione e disinfezione dell’acqua quali alluminio e cloriti. La nostra preoccupazione deriva dal fatto che tali sostanze hanno effetti devastanti sulla salute al pari dei trialometani, teratogeni, mutageni e cancerogeni. I cloriti hanno effetti nocivi sul sistema nervoso e sul cervello, provocano anemia emolitica e difetti cardiaci, anche l’alluminio provoca danni al cervello fino alla demenza e all’Alzheimer. Siamo certi che sostanze che possono dar luogo a questi residui siano utilizzate in impianti di potabilizzazione anche nel Valdarno. Come mai non ne viene fatta alcuna analisi anche se prevista, i sindaci si sono posti questa domanda? Perché non si rispetta neppure la legge? Di chi è la responsabilità? A queste domande vorremmo risposte e non un rimpallo sulle colpe”.
“Ma al peggio non c’è fine, dopo aver appurato che il grande Laboratorio di Sanità Pubblica della Regione Toscana non è in grado di fare neppure le analisi dei cloriti, siamo andati a verificare che le metodologie di analisi applicate per rilevare i trialometani, e “guarda caso” anche per questo parametro non vengono rispettate le specifiche sulla precisione delle analisi previste dalla legge. Chiediamo pertanto un potenziamento delle analisi nelle frazioni minori. E’ necessario analizzare tutti i parametri previsti per legge e con metodologie adeguate: i sindaci – conclude Acqua Bene Comune Valdarno – pubblichino sul sito del comune sia le analisi effettuate dall’ASL sia tutte quelle fatte da Publiacqua”.