Sarà terminata e operativa a inizio 2025 l’opera di presa, dal valore di 13 milioni di euro, che costituisce il completamento della cassa di espansione di Pizziconi, nel comune di Figline e Incisa, all’altezza dell’imbocco della strada di via Urbinese. Questa mattina, a distanza di un anno dall’ultima volta, il presidente della Regione Eugenio Giani ha compiuto un sopralluogo sul cantiere, insieme all’assessora Monia Monni, ai responsabili dell’opera e al sindaco di Figline e Incisa, Valerio Pianigiani.
La cassa di espansione di Pizziconi è una parte del grosso sistema di invasamento dell’acqua dell’Arno che la Regione sta realizzando, dopo anni dalle prime progettazioni, per mettere in sicurezza la città di Firenze e gli abitati che si trovano a monte da pesanti eventi alluvionali. In Valdarno sono quattro le casse previste: oltre a quella di Pizziconi (divisa in tre lotti), ci sono quella di Restone in riva sinistra d’Arno (anche qui i lavori sono in corso), quella di Prulli che è stata da poco appaltata, e quella di Leccio che è in fase di progettazione. Tutte insieme, consentiranno di invasare in caso di alluvione circa 25 milioni di metri cubi d’acqua, a cui se ne sommeranno altri 10 milioni con il sovralzo della diga di Levane, già progettato e finanziato ma in attesa della Via dal Ministero per l’Ambiente.
La cassa di Pizziconi è stata un’opera particolarmente complessa. Oltre a realizzare infatti l’invaso vero e proprio (che costituiva il primo lotto, già realizzato a fianco di via Urbinese) è stato necessario creare un’opera di presa, che consentisse all’acqua dell’Arno in caso di piena di passare sotto all’autostrada e alla ferrovia, arrivando appunto a sfociare nella cassa di espansione. È questo l’intervento che si sta completando, e che comprende anche le cosiddette paratie, barriere mobili che possono essere azionate per consentire il deflusso delle acque in base alla portata dell’Arno e alle previsioni di pioggia, in modo che la cassa di espansione funzioni proprio quando serve. Si stima che la cassa di Pizziconi possa entrare in funzione nel caso in cui l’Arno abbia una portata di 2mila metri cubi al secondo in questo tratto.
Il presidente della Toscana Eugenio Giani ha sottolineato l’importanza di queste opere: “Per questo tratto dell’asta dell’Arno abbiamo già 3 milioni di metri cubi di acqua dell’Arno che possono trovare una loro espansione invece di allagare gli abitati. Qui è stato possibile grazie ad un intervento con cui si è permesso all’acqua di passare sotto all’autostrada e alla ferrovia, invece di trovare una barriera. Si tratta di uno sfogo importantissimo. E da qui a gennaio febbraio sarà completato con le cateratte che rappresentano l’opera di presa dell’acqua; ma intanto in caso di emergenza l’Arno potrebbe trovare già questo sfogo. È un intervento da 13 milioni di euro che la Toscana ha voluto e sta portando avanti. Oltretutto l’opera di presa prevede già i sostegni per la terzia corsia dell’A1, quando Autostrade procederà a farla tra Incisa e Valdarno”.
L’assessora Monia Monni ha aggiunto: “Questa è un’opera di ingegneria molto complessa, questo lotto costituisce una sorta di rubinetto verso la cassa di espansione già collaudata. Un’opera fondamentale per il territorio ma anche per difendere Firenze, insieme alle altre casse di espansione di Figline. Le opere oggi sono importanti ma non bastano più: il cambiamento climatico ha reso gli eventi meteo estremi e non più rari, più frequenti e intensi. C’è bisogno di coinvolgere i territori e tutti i cittadini. Oltretutto, questa è un’opera molto complessa, e con una realizzazione molto lunga. Ma in generale sono troppo lunghi i tempi di autorizzazione delle opere: il sopralzo della diga di Levane è ancora fermo al Ministero per la sua autorizzazione, pur essendo un’opera strategica fondamentale e già finanziata. Dobbiamo mettere mano al sistema normativo per le opere idrauliche, non è possibile che in questo paese per realizzare opere di difesa la burocrazia sia così pesante. Da quando ci sono le risorse fino al momento in cui arrivano le ruspe passano sempre fra un anno e mezzo e due anni: non ce lo possiamo più permettere”.
Il responsabile e Dirigente del Genio Civile, ingegner Gennarino Costabile, ha chiarito alcuni dettagli dell’opera e delle altre casse di espansione che riguardano il Valdarno: “Pizziconi 2 costituisce l’opera di presa della cassa già realizzata, che si chiama Pizziconi 1. I lavori sono strutturalmente terminati, ora manca l’immissione dell’Arno verso la cassa che sarà realizzata in massi; poi sarà completata con le tre paratoie che regoleranno l’accesso dell’acqua dell’Arno verso la cassa stessa. Per quanto riguarda le altre casse, il lotto Pizziconi 3 costituirà l’ampliamento di questa cassa, fino ad una capienza di 3 milioni e 800mila metri cubi; Restone ha i lavori già in corso; Prulli è stata appaltata ma i lavori non sono ancora iniziati; e infine Leccio, che è in progettazione. Nel complesso invaseranno 25 milioni di metri cubi, che con il sovralzo della diga di Levane, da 10 milioni, e con i 25 milioni di metri cubi a Bilancino, arriveranno a contenere nel complesso circa 60 milioni di metri cubi di acqua”.
Il sindaco di Figline e Incisa, Valerio Pianigiani, ha ricordato che le casse di espansione serviranno anche a svincolare alcune delle aree potenzialmente destinate a insediamenti produttivi del territorio: “Purtroppo le lungaggini colpiscono in negativo il nostro territorio, che per gran parte è vincolato dal punto di vista idrogeologico. Anche gli imprenditori non scelgono di investire qui per questi vincoli. Per questo, siamo contenti che si intraveda la fine di questa prima cassa di espansione: sono opere particolarmente importanti per il nostro territorio, e ci auguriamo quindi che vengano concluse il prima possibile”.