17, Luglio, 2024

3 agosto, la Liberazione di Rignano

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Mentre avanzava il fronte attraversava il Valdarno e avanzava verso Firenze, Rignano fu liberata il 3 agosto 1944. 

Si legge nel libro “Antifascismo, Resistenza, Liberazione, Ricostruzione” pubblicato dal comune di Rignano:

“Il 3 agosto è la giornata decisiva […]. Una piccola pattuglia (dei partigiani della ‘Sinigaglia’, ndr) riesce a stabilire a San Polo il contatto con gli inglesi. Nella mattinata le retroguardie tedesche, partendo da San Donato in Collina, cercano di occupare le posizioni della Sinigaglia per organizzare una ulteriore resistenza. Nel tentativo di accerchiare una squadra tedesca, una pattuglia rimane isolata e si disperde dopo un breve combattimento. […] Nel pomeriggio gli uomini della Goering attaccano in forze con l’ausilio delle mitragliatrici e dei lanciafiamme che sprigionano un vasto incendio. […] La 2a compagnia rimane a contenere la pressione nazista e al termine dell’attacco i tedeschi hanno subìto forti perdite. Intanto le staffette portano le richieste di un battaglione dell’VIII Armata per un collegamento con la brigata e verso le 18,30 la Sinigaglia si accampa presso il comando inglese”.

“Il paese si riempì dappertutto di soldati, inglesi e americani. Gli alleati frequentavano i Castiglioni, perché la madre del futuro sindaco, la signora Margherita e la zia erano di origine americana e parlavano bene l’inglese e quei poveri ragazzi si sentivano li meno lontani da casa”.
(da Piccole storie di Paese di Carlo Pinzauti).

Non fu però una Liberazione senza danni, quella di Rignano. In particolare proprio nella notte fra il 3 e il 4 agosto infatti fu compiuta dai nazisti in ritirata una brutale strage: quella degli Einstein.

Sempre dal libro “Antifascismo, Resistenza, Liberazione, Ricostruzione”:

“Poco più tardi, nella tenuta del Focardo, a metà strada fra Le Corti e San Donato, i nazisti in ritirata consumano un ultimo efferato delitto e trucidano le tre donne della famiglia Einstein”. Nella colonica del Focardo perdono così la vita la moglie e le due figlie di Robert Einstein, cugino italiano del celebre premio Nobel. La moglie si chiamava Nina Mezzetti, fu trucidata con le due figlie, le piccole Luce e Annamaria detta Cicci.

“In giornata, dopo che gli ufficiali della Wermacht hanno abbandonato la villa per l’incalzare delle avanguardie britanniche, arriva un gruppo di SS. Chiede subito dell’ingegnere (Robert Einstein, ndr) ma egli non è in casa. Alla fine, anche se a malincuore, ha ceduto alle pressioni dell’amico e ha trovato un nascondiglio nel bosco. Per quale motivo i nazisti cercano Robert Einstein? La risposta non può che essere una: per colpire il cugino Albert che, all’insorgere del nazismo, ha lasciato la Germania […]. Non potendo agire direttamente su Albert Einstein, i nazisti pensano di colpirlo negli affetti più vicini […]. In tal senso un fatto risulta chiaro: i nazisti che raggiungono il Focardo vogliono uccidere e, di sicuro, hanno ricevuto ordini precisi. L’ufficiale che comanda quel manipolo di uomini sanguinari si rivolge alla moglie dell’ingegnere, che parla correttamente il tedesco, per chiedere sue notizie. Nel frattempo Luce, Cicci, Lorenza, Paola, e l’altra cugina Anna Maria Bellavite, vengono rinchiuse in una stanza buia e da lì sentono imprecare e urlare in tedesco, odono il rumore dei vetri infranti, del pianoforte fatto a pezzi al pari di tutta la mobilia. È entrata in azione la furia devastatrice che solo la follia può comandare. Quando la zia fa ritorno è passato un bel po’ di tempo ma la visita è brevissima perché un ufficiale la porta via di nuovo, questa volta insieme alle figlie. Nel volgere di pochi istanti rimbomba il crepitio inconfondibile del mitra e, solo a quel punto, le cugine possono scendere lo scalone che porta al piano terra, dove gli ambienti sono già invasi dal fumo perché i tedeschi hanno anche appiccato il fuoco alla villa”.

Superstiti della strage furono le nipoti di Robert Einstein, Lorenza e Paola Mazzetti, sorelle, adolescenti nel ’44, risparmiate solo perché il loro cognome non era Einstein. Nel 2015 hanno ricevuto la cittadinanza onoraria del comune di Rignano. Per anni hanno raccontato quella strage, ne sono diventate testimoni con i loro racconti e la loro arte. Oggi sono entrambe morte, e tutte e due hanno voluto essere sepolte nel piccolo cimitero rignanese della Badiuzza, dove riposano proprio vicino alla famiglia Einstein trucidata dai nazisti.

 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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