Da domani, un’opera d’arte di inestimabile valore tornerà a splendere nella cornice prestigiosa dell’Accademia dei Georgofili: si tratta della pala di Ridolfo del Ghirlandaio, recuperata di recente dai professionisti Stefania Bracci, Lucia Bencistà e Giovanni Gualdani. L’opera, di proprietà della Chiesa di Massa Sabbioni, sarà esposta in una mostra intitolata “Le Fattorie di Santa Maria Nuova al tempo dei Medici” a partire dal 18 gennaio.
La Chiesa di San Pietro a Massa Sabbioni, risalente al XIII secolo, è stata a lungo custode di questo capolavoro. Grazie agli sforzi congiunti di esperti e appassionati d’arte, la pala potrà ora essere ammirata in una delle sedi espositive più rinomate al mondo, l’Accademia dei Georgofili. La mostra, organizzata in collaborazione con la Fondazione di Santa Maria Nuova, l’Archivio di Stato e la Fondazione Osservatorio Ximeniano, offre uno sguardo affascinante sulle Fattorie di Santa Maria Nuova al tempo dei Medici. Un periodo storico ricco di eventi che ha visto la fattoria di Massa Sabbioni inserirsi nei beni dell’ospedale di Santa Maria Nuova nel XVI secolo, secondo quanto sancito da una bolla papale del 1515.
La mostra non solo esibirà la pala di Ridolfo del Ghirlandaio ma offrirà anche uno sguardo approfondito sulla storia della fattoria e della chiesa parrocchiale di San Pietro.
Il Sindaco Leonardo Degl’Innocenti o Sanni e il Vice Sindaco e Assessore alla Cultura Filippo Boni commentano con orgoglio l’occasione: “Per l’Amministrazione Comunale e per la comunità da essa rappresentata, poter ammirare all’Accademia dei Georgofili tale pregevole dipinto recentemente recuperato, all’interno di una raccolta dedicata ai Cabrei delle Fattorie in epoca medicea e, maggiormente, in una cornice di così alto valore, è sicuramente motivo di orgoglio e soddisfazione e dimostra il valore del patrimonio artistico e culturale del Comune di Cavriglia è davvero importante e da riscoprire. Stiamo attuando una serie di progettualità che ci permetteranno progressivamente di ridare luce e visibilità alle innumerevoli opere custodite dal nostro straordinario territorio.”
Giancarlo Landini, associazione Santa Maria Nuova:” Il vecchio proprietario del Santa Maria Nuova era un grande proprietario terriero, con 22 fattorie e 307 nel vecchio Stato Fiorentino. Questo faceva sì che si mantenesse un contatto stretto col territorio, anche a livello artistico. Dunque le opere d’arte circolavano, la storia di questa pala ne è la prova.”
La storia della chiesa e del dipinto, raccontate anche da Stefania Bracci, restauratrice e Lucia Bencistà, studiosa. La fattoria di Massa dei Sabbioni con annessa chiesa parrocchiale di San Pietro infatti entrò nelle cronache della storia fiorentina a partire dagli inizi del XVI secolo quando papa Leone X, con bolla del 1515, la inserì tra i beni dell’ospedale di Santa Maria Nuova. I possessi di questa fattoria erano molto vasti e comprendevano anche il borgo rurale di Colle dove si trovava anche una piccola chiesa dedicata a San Michele e quello delle Macie. Tuttavia, l’origine di Massa è molto più antica in quanto la Chiesa di San Pietro risultava, nel 1299, tra quelle dipendenti dalla Pieve di San Pancrazio, al pari di quella di San Michele in Colle. Quanto alla Chiesa, essa ha perso le sue originali forme architettoniche. Sulla facciata è pero possibile vedere un antico stemma, consunto dal tempo, che ci ricorda l’appartenenza di questo edificio all’ospedale di Santa Maria Nuova. All’interno dell’edificio si trova anche un bel reliquiario a muro di manifattura robbiana e l’olio su tela, recentemente restaurato, intitolato Il Miracolo della Neve della scuola di Matteo Rosselli (XVI –XVII secolo). In tal modo la pala sarà visibile ed apprezzabile da una platea di provenienza internazionale, portando lustro alla nostra terra.
Per quanto riguarda nello specifico il restauro, Bracci aggiunge:” Quando si ha a che fare con opere di grandi artisti, consapevoli delle materie usate anche i l restauro è agevolato e più soddisfacente. Consistito in due diverse fasi che hanno riguardato prima la cornice e poi il dipinto, siamo soddisfatti dell’osservazione e il lavoro che siamo riusciti a restituire.”