Dopo che l’Aquila Montevarchi aveva resa nota la decisione che, che per motivi logistici e organizzativi non avrebbe partecipato al campionato di Eccellenza femminile, dalle giocatrici dell’:Aquila Women riceviamo e pubblichiamo:
“Siamo rimaste in silenzio nelle ultime settimane, ma è arrivato il momento di raccontare i fatti che hanno portato alla cessazione dell’attività della prima squadra femminile dell’Aquila Montevarchi. Sette anni fa iniziava un progetto con tanto entusiasmo che, a soli due anni dalla nascita della squadra di calcio femminile, ha portato a vincere un campionato. Dopo stagioni di rodaggio in Eccellenza Toscana, la prospettiva per la stagione appena iniziata sarebbe stata, a detta della società, quella di migliorarsi ulteriormente, progetto che però è svanito nel nulla dopo sole tre settimane dall’inizio della preparazione.
Sabato 16 settembre, dopo venti giorni di allenamenti e ad iscrizione al campionato già perfezionata, la società Aquila Montevarchi chiama tutte noi giocatrici e lo staff tecnico telefonicamente, per comunicare la cessazione dell’attività della prima squadra femminile a causa della “mancanza di condizioni”.
Lo scorso giugno lo staff tecnico (allenatore, vice-allenatore, all. portieri, collaboratore tecnico), preoccupatosi di alcuni aspetti sia di carattere numerico relativi alla composizione della rosa che di carattere organizzativo, dopo alcune sollecitazioni cadute nel vuoto, decide di inviare una mail alla società. In questo messaggio, oltre agli aspetti appena citati, ravvisa l’assenza di una figura che si occupasse della ricerca di nuove ragazze.
La risposta dell’Aquila Montevarchi, inviata in data 12 giugno, afferma che la società ritiene di essere in linea con la programmazione ed invita a non tornare nuovamente sull’argomento, perché in fatto di organizzazione è certa di aver dato a questo settore un ottimo supporto. Nonostante la situazione di difficoltà sull’attribuzione di questo ruolo vacante, lo staff tecnico, per necessità e non per iniziativa personale ma tenendo costantemente al corrente la società, cerca di porre rimedio. A proprie spese realizza colloqui con 37 giocatrici, di cui la stragrande maggioranza svolti di persona: la dirigenza è stata fisicamente presente soltanto ad uno di questi; per tutti gli altri ha provveduto a svolgere telefonate in un secondo momento.
Martedì 22 agosto, una settimana prima dell’inizio della preparazione, sempre lo staff tecnico (e non la società, ribadiamolo) indice una videochiamata per “fare delle comunicazioni importanti e non rimandabili nel tempo”, alla quale era presente un solo componente della dirigenza. Durante questa videochiamata, l’allenatore ed i suoi collaboratori, ci comunicano che al momento la rosa non superava le 15 ragazze e che la società non era riuscita a chiudere nessuna delle 37 trattative avviate.
Noi, molto sorprese, chiediamo spiegazioni all’unico componente della società, nonché la persona (si verrà a sapere solo successivamente) alla quale era stato affidato l’incarico di dirigente, responsabile e direttore sportivo: non ci convince.
Lo staff tecnico non molla e ci comunica che i contatti con ulteriori giocatrici non erano esauriti: lo testimonia il fatto che poco prima dell’inizio della preparazione eravamo riuscite a raggiungere quota diciassette giocatrici in rosa.
Lunedì 28 agosto inizia la preparazione, il 12 settembre chiediamo una riunione con la società per esternare il nostro stato di preoccupazione dato dall’organico piuttosto ridotto e con l’intento di trovare una soluzione per continuare l’attività. Durante la riunione ci sentiamo dire da un componente della società frasi del tipo: “ci credo che nessuno vuole allenare le donne” o “con voi femmine non si può parlare”. Forse, il condizionale è d’obbligo, in risposta ad una ragazza colpevole di aver sottolineato come il parlare alzandosi in piedi ed avvicinandosi all’interlocutrice, non fosse il modo più opportuno di confrontarsi: dopo neanche mezz’ora di riunione un dirigente abbandona la riunione senza comunicarne motivo; dopo poco abbandona anche un altro: ne rimane uno solo e rimaniamo ancora senza risposte.
Probabilmente questo ha portato due ragazze a manifestare la volontà di fare un passo indietro: la società, nonostante potesse opporsi al loro trasferimento in quanto si trattava di ragazze ancora vincolate, nell’ultimo giorno di mercato (venerdì 15 settembre) opta per trasferirle ad un’altra società, riportando così l’organico a quindici tesserate.
Giovedì 14 settembre, su richiesta della società che sollecitava le ragazze a fornire una risposta riguardo le loro intenzioni sul prosieguo dell’attività, un solo dirigente accoglie due giocatrici insieme all’allenatore e ad un collaboratore. In quella stessa sede il dirigente dichiara che, da quel momento, non si sarebbe più occupato del settore femminile perché non si sentiva a proprio agio. Tuttavia, sia la nuova persona che si sarebbe dovuta occupare della squadra femminile che coloro che già ne erano responsabili, non sono presenti a quella riunione. Nonostante questo, noi e lo staff decidiamo di dare un’ulteriore dimostrazione del nostro interesse a portare avanti la squadra, fornendo alla società altri sei nominativi di ragazze svincolate e da poter contattare: la società decide di non farlo.
Venerdì 15 settembre la società annulla l’allenamento in programma ed il giorno seguente, Sabato 16 settembre, ci comunica telefonicamente la cessazione dell’attività della squadra senza fornire motivi chiari.
Dopo tanti campionati di Eccellenza ad ottimi livelli e con un gruppo che si è basato fino alla fine su di uno zoccolo duro, formato principalmente da un gruppo di montevarchine e valdarnesi, non ci capacitiamo dei motivi che hanno portato a questa scelta, anche perché non ci sono mai stati resi noti in modo chiaro”.
La lettera della giocatrici finisce con una serie di domande: “se vi erano problemi organizzativi, economici o che altro, sono insorti improvvisamente a pochi giorni dall’inizio delle gare ufficiali e ad iscrizione già perfezionata? Se vi era intenzione di non andare avanti con questo settore e ci fossero stati realmente dei problemi, perché non comunicarli a giugno? Quanto meno si sarebbe evitato di far lavorare a vuoto lo staff per un’estate intera per poi lasciarlo, insieme alle giocatrici, senza squadra a stagione iniziata.