23, Novembre, 2024

Le Ali di Icaro presenta: “The Upsetting Frog” il nuovo cortometraggio di Jacopo Fontanella in prima visione questa sera al WAG

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Questa sera alle 21  presso l’Auditorium le fornaci di Terranuova, verrà presentato “The upsetting Frog”  il nuovo cortometraggio di Jacopo Fontanella prodotto con l’associazione Le ali di Icaro. Verrà presentato nel contesto del Wag Film Festival.

The upsetting Frog (‘23), come affermato dal regista Fontanella, nasce da una serie di esperienze personali molto forti e si basa su emozioni e sensazioni. Una narrazione che, come anticipato dal titolo, riversa in un piccolo animale, il simbolo di non uno, ma più sentimenti che si muovono nella direzione della ricerca di un equilibrio. Ricerca che, attraverso le esperienze della protagonista Lara, si capisce debba essere completa. Lara cerca in primis un equilibrio con se stessa, ma anche relazionale e, seppure solamente accennato, lavorativo. L’elefante nella stanza è il tema della maternità.

La scena si apre sulla protagonista, nel bel mezzo di una visita di controllo di una gravidanza. Durante l’ecografia, tutto sembra andare secondo i programmi e Lara, sebbene agitata commenta le immagini che vede nello schermo insieme alla dottoressa – “Sembra proprio una ranocchietta” -commentano insieme.

Data questa introduzione, sono due le domande che lo spettatore si pone da subito. In prima analisi, il tentativo di dare un significato alla rana ogni volta che viene interpellata. La seconda, quasi con fremito si suspense diventa l’andamento della gravidanza, insieme all’aspettativa di uno sviluppo lineare col tema. Insomma, con Lara, si entra subito in empatia: è comune, una donna con desideri semplici, che guarda all’amore nelle sue diverse sfaccettature, che cerca di costruire una relazione sana mantenendo i propri interessi nel dialogo con l’altro.

Segue un frame, che verrà in parte ripreso più avanti, dove la donna si sveglia e da consuetudine si alza e inizia a prepararsi. Mestre si mette il rossetto, si volta verso la porta del bagno, chiamata dalla voce si una bambina che però non viene inquadrata. La bimba le dice di aver fatto un sogno.

Cambia la color e inizia la scena onirica perpetrata tra un frame e l’altro dove Lara Chiarabini e Danny Bonicolini cercano un contatto “come da manuale”: ovvero prima la lontanava, poi gli sguardi, la vicinanza, sfiorarti le mani, unirle, danzare insieme, e concludere in abbracci e lievi sorrisi. Ma questo sogno di chi è realmente? Questo è un altro dei quesiti che il corto sembra lasciare aperto.

Ecco arrivare la prima scena dove Lara è davvero lucida. Si tratta di una conversazione con un’amica e collega dove la protagonista è totalmente distratta e disattenta. L’amica glielo fa notare e dall’altra parte dello schermo (dopo aver compreso che Lara ha la testa tra le nuvole, ha spesso fame ed è molto stressata) fremiamo per un annuncio: magari quello della scena iniziale – e invece – si parla solo di un innamoramento; quello per il già citato Danny. Da qui: alcune fasi della loro relazione: la conoscenza in un locale, una passeggiata in un parco dove riaffiora il tema della maternità: questa volta in dialogo col compagno, poi gli scontri… insomma a primo impatto: quello che succede normalmente in una relazione. Ma i dettagli fanno la differenza; anzi riprendendo il tema del WAG Film Festival: attenzione al “Valore delle piccole cose”.

Segue una piccola scena in cui Lara è sulla spiaggia e sola, si siede su un tronco in riva al mare. Su questo appoggia una mano che si immagina poi accarezzata da Danny: ma Danny, in realtà non c’è. Cosa ha a che fare questo con il momento in cui Lara, poco dopo intona “Beyond memory/Why is it me/And no one can see?Only shadows in my dreams.” ?

Infine i due momenti di sceneggiatura più intensi e significativi tra i due protagonisti. Il primo, un momento totalmente suggestivo reso dall’atmosfera e da un gioco di sguardi; quasi una pausa all’interno del cortometraggio. Il secondo, è anche la scena finale del corto e ci lascia con una grande domanda. Se provassimo a immaginare questo girato come un cerchio? Non come lineare ma circolare – allora quale sarebbe la giusta lettura simbolica da dare?

Il girato ha un ritmo cadenzato e non segue un andamento cronologico. Questo in parte sembra confondere lo spettatore che però, in questo modo è tenuto a porsi una serie di domande. Effetto dato anche dai distacchi del montaggio: ogni scena che si chiude dovrà continuare, se non all’interno del corto, allora nei pensieri di chi guarda.

L’ultimo lavoro di Fontanella ha il valore di un viaggio introspettivo. Il regista si fa portatore di una serie di dubbi e incertezze così quotidiane e comuni da essere spesso sotterrate e dimenticate. Un invito, appunto, a non tralasciare mai il valore delle piccole cose.

 

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