Dieci bambini ospiti in Valdarno per circa due mesi, prima a Figline, adesso a Perelli di Bucine. Un progetto portato avanti da alcuni anni dall’Associazione Valdarnese di Solidarietà con il Popolo Saharawi: quest’anno in collaborazione con altre associazioni del Valdarno fiorentino e della Valdisieve. “Ma la situazione nei loro territori è ancora critica”
Fino a lunedì 10 agosto la canonica della chiesa di Perelli, nella periferia di Bucine, ospita dieci bambini del Saharawi, giunti per il progetto attivato già da alcuni anni dall’Associazione Valdarnese di Solidarietà con il Popolo Saharawi. Con loro gli educatori e animatori dell’Associazione Diversi Uguali
Il soggiorno dei piccoli ospiti in Valdarno è iniziato alcune settimane fa: prima a Figline, ora a Bucine e poi anche a Pelago, prima di ripartire il prossimo 24 agosto. Quest’anno, infatti, il progetto di accoglienza è stato gestito dalla collaborazione tra l’Associazione Valdarnese e altre associazioni del Valdarno fiorentino e della Valdisieve.
Sono dieci bambini, tutti di 10 anni. “Come ogni anno, quando arrivano si innesca un meccanismo di solidarietà spontaneo nella nostra comunità, grazie ad associazioni del territorio, tra cui l’Auser, alle offerte o donazioni di privati cittadini, al sostegno delle Coop di Bucine e Levane”. In questa settimana i bambini sono stati in piscina, a visitare una fattoria e hanno eseguito anche alcuni controlli medici, tutti con esito positivo.
La speranza è di riuscire a portare avanti il progetto di accoglienza anche nei prossimi anni, nonostante le difficoltà e la crisi ancora aperta nel territorio. L’Associazione Valdarnese, nata nel 1997, per 14 anni ha effettuato viaggi nella zona dell’Algeria dove sono i quattro campi profughi, gli stessi dai quali provengono i bambini. Ma da tre anni sono stati costretti a sospenderli a causa della situazione critica in atto nell’area. “Sono passati anni, ma è tutto ancora invariato, la politica internazionale ancora non ha trovato una soluzione alla questione”.
La questione è la causa di autodeterminazione del popolo Saharawi, che da più di 35 anni sta vivendo una drammatica vicenda umanitaria. Secondo le deliberazioni della Corte internazionale dell’Aia e di risoluzioni dell’Onu, l’ex colonia spagnola del Sahara occidentale avrebbe dovuto esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione dal 1975. Invece il territorio è stato invaso e occupato dal Marocco e gran parte della popolazione è stata costretta a fuggire verso l’Algeria, dove da allora vive in campi di rifugiati nel deserto del Tindouf. Chi invece è rimasto nei territori occupati è vittima di continue repressioni da parte del governo marocchino.