Sarà per la sua grande umanità, sarà per il suo modo semplice di esporre anche concetti complessi, sarà per la sua grande capacità di rapportarsi con tutti, sarà per il profondo amore che ha sempre avuto per ogni creatura, fatto è che Don Felice Francioni ad 11 anni dalla morte ancora è parte integrante della vita di moltissimi terranuovesi. E per ricordarlo martedì 24 agosto, alla Penna verrà celebrata una messa in suo ricordo.
Nato a Talla nel 1931, ordinato sacerdote nel 1957, è stato parroco prima della frazione del Tasso, poi di San Bartolomeo al Pozzo di Terranuova ed infine della Penna dove ha trascorso gli ultimi anni del sacerdozio e della sua vita.
Insegnante di disegno alle scuole medie, colto, con una formazione umanistica, Don Felice era amico di tutti, era colui sul quale potevi contare in ogni momento e non solo perchè era un sacerdote. Riusciva a confrontarsi con tutti con quella semplicità che viene dal cuore e che non significa essere a digiuno di cultura ma anzi al contrario sapersene servire per parlare con la gente, per saperla ascoltare e per comunicare con tutti con la certezza di essere compreso.
Era un uomo ed un sacerdote di mentalità aperta, sempre pronto a dare una mano soprattutto ai giovani: organizzava corsi, laboratori, campeggi. “La mia famiglia – diceva- è il popolo, la gente”.
Una brutta malattia, una paralisi sovranucleare progressiva, diagnosticata nel 2004 non l’ha fermato dalla sua attività in mezzo alla gente ma lo ha alla fine privato della vita. Ed anche in quella circostanza, drammatica e piena di sofferenza, Don Felice ha pensato agli altri: ha infatti donato parte del tessuto cerebrale alla ricerca scientifica nella sfera delle malattie legate al parkinson.
A lui sono stati dedicati un parco, una strada e un libro, per ricordarlo ogni anno nel mese di settembre La Combriccola, composta da coloro che lo seguivano nelle iniziative e nei campeggi giovanili, organizza un pranzo.
Ed anche quest’anno nel giorno della sua morte, martedì 24 agosto, è stata organizzata una messa per ricordarlo, alle 18.30, all’aperto, così come sarebbe piaciuto a lui. Perchè ciò che è riuscito a costruire e a donare fa sempre parte della vita di chi lo conosciuto.