Indicazioni applicative del Dpcm del 24 ottobre, fornite dal Ministero dell’Interno, fissano la sospensione delle attività di tutti i circoli sociali. La nota di Arci: “Troppi rischiano di non riaprire”. A Leccio ieri una protesta silenziosa dei soci
Sono chiusi almeno fino al 24 novembre i circoli sociali e associativi di tutta Italia. Si tratta di una conseguenza del Dpcm del 24 ottobre scorso, in base alle indicazioni applicative fornite dal Ministero dell'Interno. Una misura che ha provocato le reazioni di molte realtà associative nazionali, perché il rischio, per questi circoli, è di non riuscire più ad aprire.
"Le misure anti Covid dell’ultimo Dpcm, secondo gli ultimi provvedimenti interpretativi, sono un colpo durissimo per l’Arci", si legge in una nota. "Gli oltre 4mila circoli in tutta Italia resteranno chiusi fino al prossimo 24 novembre e in tantissimi rischiano di non riaprire. Questo significa che oltre 1 milione di socie e soci in tutta Italia saranno privati dei loro spazi di socialità, associazionismo, promozione della democrazia e della cultura. Abbiamo detto più volte di essere consapevoli che l’emergenza epidemiologica non è terminata e che la salute è un bene primario ma ci troviamo davanti a provvedimenti che penalizzano fortemente l’associazionismo diffuso di promozione culturale e sociale che svolge un’attività fondamentale per la crescita del Paese, per la democrazia e per la coesione sociale. Chiudere le attività culturali, sociali e ricreative rischia di essere per moltissimi Circoli, che sono l’antidoto alla solitudine e all’impoverimento culturale e materiale, un momento drammatico da cui sarà difficile rialzarsi. Quasi impossibile. Non lo possiamo accettare".
Timori per la difficoltà di riaprire vengono espressi anche da Acli a livello nazionale. "Le Acli esprimono dispiacimento per le restrizioni che colpiscono duramente le associazioni culturali e i circoli pur confermando la piena solidarietà al Governo per l’impegno profuso sia a garanzia del diritto alla salute degli italiani sia a tutela di una sostenibile attività economica in una fase di grande complicazione. Le Acli tutte si sono attivate da subito con investimenti di tempo e risorse finanziarie per riaprire e mettere in sicurezza le loro sedi con protocolli adeguati e ora questi sforzi rischiano di essere vanificati a causa dell’irresponsabilità di chi invece quei protocolli non li ha seguiti. La chiusura dei circoli rischia di essere definitiva per questo le Acli chiedono un intervento del Governo mirato per salvaguardare lavoratori e spazi che rappresentano il cuore delle attività di volontariato e di educazione sociale di una comunità, fondamentali per la ripartenza".
Intanto ieri sera a Leccio, nel comune di Reggello, davanti al Circolo Arci si è svolta una protesta silenziosa da parte dei soci. Qui il bandone è stato tirato giù proprio nell'anno in cui il Circolo Arci ha compiuto 70 anni di vita, e le difficoltà, anche dopo il lockdown della scorsa primavera, sono tante. "Vogliamo ricordare a tutti che la nostra comunità, privata del circolo che rispettava tutte le norme anti-covid, da oggi sarà una comunità orfana, orfana dell'unico punto di ritrovo, di socializzazione che soprattutto in questo brutto clima era e rimane un luogo di vitale importanza".