Da ottobre 2011, quando il Consiglio di Montevarchi approvò l’impegno a istituire il Registro, sono passati quasi quattro anni: ma finalmente il Regolamento c’è. Non senza polemiche e discussioni, e qualche aggiustamento in corsa. Ora le coppie di fatto possono ottenere però un riconoscimento del loro status, in attesa di leggi nazionali che assegnino diritti e doveri
Da ieri il Consiglio comunale di Montevarchi ha istituito il Registro delle Unioni civili, dove le coppie di fatto potranno vedere riconosciuto in via formale, in qualche modo simbolica, il loro status. Un primo passo verso il riconoscimento di diritti e doveri che però solo il legislatore nazionale può assegnare. "Si tratta di una importante tappa di avvicinamento a una legge nazionale sempre più necessaria per normare questo aspetto della vita civile", ha sottolinato il capogruppo Pd Bencini.
Una tappa non facile, comunque, da raggiungere, se si pensa che la mozione che dava il via al percorso risale addirittura a ottobre del 2011. In mezzo c'è stato un complesso lavoro, ricordano i capigruppo Magini (Impresa e Innovazione Obiettivo Montevarchi – maggioranza), Camiciottoli (Democratici e Progressisti – opposizione) e Bucci (Prima Montevarchi – opposizione). "Il percorso per arrivare all'approvazione del regolamento è stato inspiegabilmente tortuoso e farraginoso. Innanzitutto, il regolamento arriva con notevole ritardo rispetto all'indirizzo espresso dal Consiglio comunale. In secondo luogo, se siamo arrivati all'ampia approvazione è grazie al lavoro della capigruppo perché, venendo accolte le nostre osservazioni e proposte, è stato possibile rendere solido un Regolamento portato in discussione dal sindaco con troppa superficialità amministrativa".
I tre capigruppo sottolineano alcuni degli aspetti su cui è stato necessario lavorare. "Il testo proposto prevedeva che le unioni civili potessero essere composte da persone legate da vincoli affettivi e/o da motivi di reciproca assistenza morale e/o materiale. Così, una unione civile avrebbe potuto essere formata anche da due colleghi o studenti che si dividono l'affitto e le spese dell'appartamento. Oppure da un proprietario che decide di affittare una stanza ad un'altra persona. Nel testo approvato, pertanto, sono stati tolti gli ambigui e/o, richiedendo che le persone interessate ad iscrivere la loro unione civile siano legate, naturalmente e semplicemente, da reciproco affetto e si garantiscano inoltre reciproca assistenza morale e materiale, così come per qualsiasi altra famiglia".
"La Giunta proponeva inoltre che una unione civile non potesse essere formata da persone legate da affinità, come per esempio due cognati. Che senso aveva tale limitazione? Gli affini, per definizione, non sono parenti. Non è raro imbattersi, infatti, in famiglie formate proprio da coloro che si sono conosciuti come cognati. Nel testo approvato, quindi, l'affinità è stata tolta come requisito negativo".
"Il testo proposto prevedeva pure che coloro che avessero voluto iscriversi nel registro avrebbero dovuto dimostrare che già convivevano da almeno un anno. Come dire: la coppia di fatto della coppia di fatto, oppure l'unione civile elevata al quadrato! Perché prevedere un ostacolo simile? che senso aveva? E gli uffici comunali come avrebbero fatto a verificare la veridicità di tali dichiarazioni? Nel testo approvato, quindi, il requisito della preventiva convivenza è stato cassato: due persone, un giorno, decidono liberamente di andare a vivere insieme sotto lo stesso tetto senza sposarsi e, altrettanto liberamente, possono chiedere che alla loro unione venga data pubblicità con l'iscrizione".
"Infine, il testo chiedeva che i membri dell'unione civile avessero entrambi la residenza nel Comune di Montevarchi, ma non anche nella stessa casa di abitazione. Anche in tal caso ci sfugge quale fosse il motivo di una tale scelta. Preferiamo pensare che si sia trattato di una semplice svista cui è stato posto rimedio con la precisazione che la residenza debba essere, appunto, nella stessa casa di abitazione, così come la coabitazione è elemento fondante di qualsiasi nuova famiglia".
La discussione delle modifiche e degli emendamenti ha acceso il dibattito in Consiglio comunale. "Modifiche che finora nemmeno conoscevamo, visto che non ci sono state trasmesse in tempo", ha sottolinato la consigliera Caporaso (Pd) che ha lamentato le difficoltà dei consiglieri a reperire gli atti, come già più volte evidenziato anche dalle opposizioni. Oltre a questo, diversi passaggi sono stati necessari per arrivare ad una sintesi sull'inserimento di modifiche più 'tecniche' all'interno del testo del Regolamento. Tanto che il voto finale è stato a larga maggioranza su tutto il testo (13 favorevoli e solo 1 astenuto, Bindi) tranne che sul primo emendamento (8 favorevoli, 1 contrario, Nardi; 4 astenuti, Bindi, Iraci, Botti e Becattini; Caporaso uscita).
"Alla fine, ciò che conta, come si dice – sottolineano Magini, Camiciottoli e Bucci – è il risultato; ma ci premeva che il risultato fosse ben ponderato, tanto più considerando la delicatezza della materia ed il fermento legislativo in atto, non fosse in contrasto con la legge, né, soprattutto, generasse in concreto situazioni ingiuste e paradossali come quelle citate, a scapito di chi ha fondato la propria unione sul matrimonio, nonché di coloro, appunto, che l'hanno voluta formare senza sposarsi".
Di un tono leggermente diverso la nota di commento del gruppo Sinistra Per Montevarchi, Sel e ex IdV: "La nascita di un registro delle Unioni civili è l’approdo di un lavoro e di una discussione che ha coinvolto non solo le forze politiche ma anche la Commissione Pari Opportunità e alcune associazioni del territorio. Un lavoro unitario per un comune avanzamento verso il vero, per noi, atto di legame familiare: l’amore. In questo percorso l’alleanza di centrosinistra ha trovato il giusto equilibrio e al contempo slancio per un atto che promuove la piena dignità dell’Unione civile e il pubblico rispetto. Tutto ciò si compone come stimolo che nasce dal basso affinchè anche a livello nazionale si raccolga questa esigenza. Rileviamo che in Consiglio comunale l’atto è stato cambiato in peggio con la sponda del capogruppo dei Democratici e Progressisti e un parziale svuotamento dei contenuti dell’art. 2. Noi come gruppo ci siamo astenuti sull’emendamento che cambiava appunto l’impostazione, ora inizia la battaglia per riempire di servizi e contenuti quest’atto".
Ha collaborato Federica Crini