19, Aprile, 2024

Violenza sulle donne, “ancora troppo poche le denunce”. I casi seguiti dall’associazione “Eva con Eva”

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Dall’inizio del 2016 le donne che si sono rivolte all’associazione, in Valdarno, sono in drastico calo. Una tendenza preoccupante, secondo le volontarie: l’isolamento economico e sociale è spesso uno dei fattori chiave. Ma c’è soprattutto bisogno di un profondo cambiamento culturale

"Mi dava qualche schiaffo ogni sera, magari perché aveva bevuto o perché io avevo lasciato i piatti sporchi nell'acquaio. È andata avanti così, per anni di matrimonio, ormai ci avevo fatto l'abitudine". È il racconto di una delle donne che, negli anni, si è rivolta allo sportello antiviolenza di Eva con Eva, in Valdarno. Una delle tante storie ascoltate dalle volontarie che accolgono donne vittime di violenza. Ognuna è un caso a sé, ma ci sono tratti che si somigliano, nel profondo: e di solito c'è una molla che scatta, a un certo punto, qualcosa che fa temere per la propria vita o per quella dei figli, se ci sono. E spinge la donna a chiedere aiuto.  

Il fenomeno delle violenze di genere, in Valdarno così come a livello nazionale, non appartiene solo a un ceto o un ambito sociale preciso. I dati raccontano che il maltrattamento avviene in prevalenza all'interno delle mura domestiche, e l'uomo che compie violenza (per oltre l'83% dei casi seguiti dall'associazione Eva con Eva) è il compagno, il marito, l'ex. Non conta il suo grado d'istruzione o il suo lavoro: è purtroppo un fenomeno trasversale, da questo punto di vista.

Colpa di un retaggio sociale e culturale ancora molto difficile da scardinare, nonostante gli enormi passi in avanti compiuti negli anni. "La violenza non è solo nelle botte – spiega la presidente dell'associazione, Laura del Veneziano – ma di tanti generi diversi. Prima di tutto psicologica: è come se l'uomo sentisse di essere superiore alla 'sua' donna, e le imponesse questa inferiorità. Decidere al suo posto, sceglierle i vestiti, impedirle di uscire con le amiche, sono alcuni dei segnali di questo tipo di violenza, a cui spesso si associa quella fisica".

Con la crisi economica, è subentrata poi anche una nuova forma di violenza, quella economica. "Donne che magari lavoravano e hanno perso il posto, si trovano a dipendere esclusivamente dal marito o dal compagno, che a quel punto esercita un controllo fortissimo sulle risorse economiche familiari. Senza lasciare un euro in mano alla donna, le impedisce ogni autonomia: e a quel punto lei resta succube di una situazione in cui non vede via d'uscita, perché lasciare l'uomo che la maltratta sarebbe come lasciare la sua unica fonte di sostentamento". 

Anche per questo, probabilmente, il numero delle donne che chiedono aiuto, in Valdarno, ha subìto un drastico calo nel 2016. Una tendenza paradossale, se si pensa alla visibilità mediatica che hanno avuto, nella prima parte di quest'anno, i casi di violenza sulle donne in Italia, sfociati purtroppo con sempre maggior facilità nel femminicidio. Non è solo questione di cronaca: anche l'Istat, nel suo ultimo rapporto dedicato alle violenze sulle donne, segnala che negli ultimi cinque anni "le violenze sono diventate più gravi: aumentano quelle che hanno causato ferite e il numero di donne che hanno temuto per la propria vita".

Eva con Eva è attiva da circa sette anni, e da allora ha preso in carico oltre settanta casi, un decina soltanto nel 2015: una media di un caso nuovo quasi ogni mese. A fianco di questi, ce ne sono altri in cui la donna, dopo la telefonata iniziale, decide di non andare avanti, nonostante gli sforzi delle volontarie. Le statistiche dell'associazione mostrano inoltre che solo 6 donne su 10 decidono di denunciare. E comunque, le vittime di violenza che chiedono aiuto sono solo la punta dell'iceberg: secondo il Telefono Rosa, quelle che subiscono in silenzio sono almeno il 90%. Per ogni donna che denuncia o si rivolge a uno sportello antiviolenza, ce ne sono altre nove che non lo fanno. 

A scoraggiare c'è anche la sensazione che non serva. "Negli ultimi anni molto è cambiato, abbiamo strumenti nuovi a disposizione, introdotti ad esempio con il reato di stalking – spiega l'avvocato Rosanna Arnaldi, membro del consiglio direttivo dell'associazione – manca ancora, però, una adeguatezza dei tempi giudiziari. Basti pensare che dal momento della denuncia passano almeno due anni prima che sia convocata la prima udienza del processo. Poi servono almeno altri due anni, prima di arrivare a una sentenza. Sono i tempi della giustizia italiani, che però in questi casi finiscono per scoraggiare la donna che deve denunciare. Per questo sono importanti associazioni come questa, che restano al fianco della donna e operano in rete affinché non sia mai sola, ad affrontare tutto". 

Le donne che arrivano a Eva con Eva vengono accolte dalle volontarie, appositamente formate: sono 24 quelle operative. Inizia un percorso di colloqui, si valuta il rischio, si offrono se necessario alloggi che garantiscano l'allontanamento dall'uomo maltrattante. E l'associazione mette a disposizione anche la consulenza legale e quella psicologica. In più, proprio nel 2016, ha attivato una rete di collaborazione che coinvolge anche i servizi sociali del comune, che possono essere coinvolti previo consenso della donna. Un percorso strutturato proprio per non lasciare la donna a sé stessa. 

"Il nostro primo obiettivo è di lavorare sulla presa di coscienza. Aiutiamo la donna ad aprire gli occhi su quello che ha subito, e a capire che il ciclo della violenza si ripeterà. Troppo spesso gli uomini si mostrano pentiti, e chiedono perdono. Per poi tornare a picchiare qualche giorno dopo", aggiunge Del Veneziano. Proprio per aumentare la conoscenza del fenomeno, l'associazione Eva con Eva ha lavorato fin dalla sua nascita anche con le scuole superiori del Valdarno: "Siamo andate nelle assemblee, abbiamo parlato con i ragazzi e le ragazze. Abbiamo visto un interesse importante su questi temi, una sensibilità maggiore di quella che troviamo negli adulti: e questo ci fa sperare per il futuro". 

Eva con Eva si trova a Montevarchi, ha un centralino telefonico aperto il lunedì mattina e il mercoledì pomeriggio (risponde allo 055 980159 oppure al 327 0417289) e un numero per le emergenze (il 347 5531781). Ha anche un sito internet (a questo indirizzo) e una pagina facebook

 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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