“Salve, sono qui a scrivere questa lettera in forma anonima per raccontare una storia di empatia e altruismo”: con queste parole una valdarnese apre la lettera che ha inviato a Valdarnopost. Quattro pagine scritte a mano con una bella calligrafia per rendere nota una vicenda accadutale 20 anni fa e che ancora ricorda con affetto e riconoscenza verso una persona che in un momento difficile della sua vita le ha teso una mano. Un perfetto sconosciuto che non si è voltato dall’altra parte ma che, comprendendo il suo dolore, ha cercato di aiutarla.
All’epoca dei fatti la nostra anonima lettrice aveva quasi 18 anni. Per aiutare la famiglia aveva trovato un lavoro di apprendistato ma un giorno fu costretta a lasciarlo a causa delle pesanti molestie ricevute dal suo titolare. Dopo essersi licenziata fu però travolta dalla disperazione per quanto subìto, per essere stata costretta a rinunciare a uno stipendio che in casa avrebbe fatto comodo e per il timore di come avrebbero reagito i genitori.
Riportiamo alcune parti della lettera: “Mi sentivo morire, mi mancava l’aria – scrive – Persi il coraggio di tornare a casa e mi fermai (ndr con il motorino). Sotto una pioggia battente che imperversava forte trovai riparo sotto uno scivolo ai giardinetti del Bani nuovo a San Giovanni, lì vicino ai gonfiabili. Mi rannicchiai lì sotto a piangere, con l’anima stretta tra i denti, a decidere se era meglio scappare di casa o farla finita tanta era la mia paura e la mia ansia. Lì, con la testa nascosta tra le mie gambe, a singhiozzare sotto quello scivolo, arrivasti tu a piedi con un ombrello, forse vivevi lì vicino, un uomo adulto che si avvicinò, ma non troppo”.
“Cominciasti a parlarmi, a chiedermi se stavo bene, mi lasciasti spazio e ti inginocchiasti su quell’erba bagnata. Ora riesco a capire e comprendere con quali bellissimi gesti riuscisti a farmi parlare, ragionare e avvicinare. Quanta dolcezza e purezza. Come un fiume in piena ti raccontai, in poco, tutto riuscendo così a tranquillizzarmi, a schiarirmi la mente e a dissolvere le nubi che mi oscuravano i pensieri”.
“Mi ricordo ancora benissimo il tuo volto, i tuoi gesti e il tuo abbraccio finale. Rimettesti a posto i miei pensieri, quelli cupi erano spariti e mi consolasti dicendo che la mia famiglia non se la sarebbe mai presa per una cosa del genere e che, anzi, avevo fatto bene. E fu così sai?”
“Grazie delle tue parole, dei tuoi gesti, del tuo sorriso e del tuo abbraccio. Sono qui a scrivere per far arrivare a quest’uomo il mio messaggio: che non mi sono mai dimenticata di lui, che è stato un angelo e che la sua azione, seppur semplice, è stata una benedizione. Voglio dirgli che lo porto sempre nel cuore e che ora sono una donna matura, con un buon lavoro e con dei bellissimi figli. Credo nel genere umano anche grazie a te. Ti ho sempre augurato tutto il bene del mondo. Esistono buone e brave persone, tutto sta nel riuscire a incontrarle. Grazie, grazie, grazie”.
Lo scopo della lettera è quello di far arrivare la propria riconoscenza all’uomo sconosciuto che in una brutta giornata di pioggia mista a disperazione ha fatto rinascere, in una giovane, la speranza e soprattutto la fiducia nel genere umano. Una vicenda importante che le ha insegnato molto, tanto che a distanza di 20 anni ancora la porta nel cuore.
Noi non sappiamo il nome della lettrice nè dell’uomo che corse in suo aiuto ma lanciamo un appello: se qualcuno si riconosce in questa bellissima storia ci contatti, magari via mail (info@vpost.it): garantiamo l’assoluta riservatezza e l’anonimato. E chissà se un giorno sarà possibile far incontrare di nuovo queste due persone unite da una parola gentile e sentita e da un gesto di profonda sensibilità.