È stato condotto nei boschi della Riserva di Vallombrosa durante lo scorso mese di giugno, a cura di un team di ricercatori del Dipartimento di Agraria dell’Università di Firenze, il primo studio a livello mondiale sull’utilizzo di un cane robot (di nome SPOT) per il monitoraggio forestale. Uno studio confluito in una pubblicazione, uscita sulla rivista scientifica “Forests”, che apre la strada a nuove metodologie in grado di chiarire caratteristiche e stato di salute degli alberi in Italia, capitale verde fondamentale per lo stoccaggio di CO2 e la salvaguardia della biodiversità.
Il Laboratorio di Geomatica Forestale (geoLAB) del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI) dell’Università di Firenze, ha condotto il primo studio a livello mondiale sull’utilizzo di SPOT, il robot della Boston Dynamics ispirato alla fisionomia del cane e divenuto, tra le altre, un supporto fondamentale per la ricerca scientifica, al fine di identificare la migliore metodologia per monitorare lo stato di salute delle foreste.
La pubblicazione, a firma del professor Gherardo Chirici, è uscita il 31 ottobre su “Forests”, rivista scientifica internazionale e interdisciplinare di ecologia forestale, e mette in evidenza la capacità di SPOT di camminare nell’ambiente forestale riuscendo ad evitare gli ostacoli e acquisendo contemporaneamente un gemello digitale in grado di misurare la posizione degli alberi e le loro caratteristiche.
Lo studio, portato avanti per tutto il mese di giugno di quest’anno, ha preso in considerazione la Riserva Naturale Nazionale Biogenetica di Vallombrosa, in un’area di 1273 ettari con un’altitudine compresa tra 470 e 1447 metri sul livello del mare: qui SPOT si è mosso su un terreno prevalentemente pianeggiante, caratterizzato dalla presenza di abete bianco, di faggio europeo e da qualche castagno.
“In italia – dice Gherardo Chirici, direttore del geoLAB – abbiamo oltre 12 miliardi di alberi nelle nostre foreste, al momento riusciamo a monitorarne solo un piccolo campione perché i rilievi sono lunghi e laboriosi auspichiamo che in futuro i robot dotati di AI ed equipaggiati con vari sensori potranno aiutarci in queste operazioni di routine in modo da avere dati più completi e aggiornati su questo immenso capitale verde”.
Dotato di numerosi sensori ottici e laser adattabili a diversi ambienti e in grado di raccogliere autonomamente un’ampia gamma di dati ad alta risoluzione, oltre a telecamere a 360°, multispettrali e termiche, il cane robot ha restituito una quantità di informazioni dettagliate sulle variabili forestali, come ad esempio altezza degli alberi, diametro, biomassa. Con lo studio condotto a Vallombrosa si è aperta di fatto la strada alla costruzione di reti di monitoraggio in cui le misure vengono aggiornate in modo continuo.
“Gli inventari forestali – conclude Chirici – sono sistemi di monitoraggio fondamentali che attraverso la misura degli alberi permettono di stimare variabili importanti come il carbonio stoccato nei nostri boschi. Siamo ai primi passi ma è probabile che la robotica e i sistemi di intelligenza artificiale possano diventare importanti alleati dell’uomo per migliorare la conoscenza di questi incredibili ecosistemi e la nostra capacità di preservarli per le future generazioni”.