L’accusa è tentata estorsione aggravata, continuata ed in concorso. Intervenuti i carabinieri della compagnia di San Giovanni che hanno arrestato in flagranza i due uomini
Minacciano l'ex datore di lavoro, prima per ottenere subito il pagamento del TFR dopo il licenziamento, poi per essere riassunti, ma vengono arrestati in flagranza dai carabinieri del nucleo operartivo della compagnia e della stazione di San Giovanni. L'accusa per padre e figlio, siciliani, operai, con precedenti di polizia alle spalle, è tentata estorsione aggravata, continuata ed in concorso.
L'incubo per l’imprenditore, operante nel mondo dell’edilizia, inizia a dicembre quando uno dei due siciliani si licenzia dall’azienda. Subito dopo minaccia l'ex datore di lavoro pretendendo e poi ottenendo il pagamento immediato della parte spettante relativa al T.F.R., il trattamento di fine rapporto, nonostante l’azienda, per legge, abbia sei mesi di tempo per provvedere.
Le angherie non terminano e colpiscono anche un capo cantiere della ditta: questa volta, la volontà del siciliano è quella di essere nuovamente assunto insieme però al figlio di una ventina d’anni. Le minacce continuano: messaggi minacciosi trovati dall'imprenditore nella cassetta delle lettere, due bottiglie di benzina lasciate in un cantiere umbro accompagnate dall’ennesimo messaggio che invita a “comportarsi correttamente” fino alle telefonate nelle quali si pretende un appuntamento per essere assunti, arrivando a minacciare la famiglia dell’imprenditore.
L'uomo non si perde d’animo e ad ogni minaccia presenta una denuncia ai carabinieri. I militari colgono l’occasione del colloquio preteso ai fini della riassunzione e si appostano nei pressi dell’ufficio del titolare. Nel corso del colloquio i toni si fanno accesi: l’imprenditore non cede alle intimidazioni mentre i due siciliani si fanno sprezzanti anche di fronte all’eventuale intervento delle forze dell’ordine. Alle ennesime minacce di usare “le lame” e di venire alle mani, i carabinieri della compagnia di San Giovanni Valdarno intervengono e arrestano in flagranza i due.
Tentata estorsione aggravata, continuata ed in concorso il reato contestato: una immediata perquisizione sui due permette di trovare un coltello a scatto illegalmente detenuto dal padre. Nella loro abitazione vengono rintracciate bottiglie di plastica identiche a quelle rinvenute in Umbria, una delle quali dello stesso lotto.
Dopo l’arresto i due sono stati portati nella casa circondariale di Sollicciano, a Firenze. Ieri la convalida degli arresti: il giudice ha disposto nei loro confronti la custodia cautelare in carcere.