23, Dicembre, 2024

Giudice di Pace, il decreto Milleproroghe riapre uno spiraglio. Ma i sindaci devono presentare formale richiesta entro luglio

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

Si riaprono i termini per chiedere che gli uffici del Giudice di Pace soppressi vengano riaperti. Speranza dunque anche per Montevarchi, dove è chiuso dal 16 dicembre: ma ora la patata bollente è nelle mani dei sindaci

Il Giudice di Pace, a Montevarchi, forse potrebbe tornare. Chiuso dal 16 dicembre scorso, per l'ufficio ora si riapre uno spiraglio grazie al decreto Milleproroghe, su cui il Governo ha già posto la fiducia. 

Una proroga che, in questo caso, riguarderebbe tutti gli uffici di Giudici di Pace soppressi in Italia: e i termini per presentare domanda per mantenere il presidio si riaprono, fino alla nuova scadenza del 30 luglio 2015. 

Detto in altri termini, i sindaci del Valdarno hanno una nuova opportunità per accordarsi, individuare una sede (quella di Montevarchi in realtà è già a disposizione), impegnarsi a coprire i costi di mantenimento e funzionamento (in sostanza le utenze) e individuare nel loro organico 2 o 3 cancellieri. 

Perché i termini della questione prevedono che, se un comune o più comuni vogliono mantenere il Giudice di Pace, devono farlo a loro spese (eccetto lo stipendio del Giudice, dipendente del Ministero). Ma di che cifre si parla?

In realtà, se tutto il Valdarno si mettesse d'accordo, o almeno i dieci comuni del Valdarno aretino, finirebbero per dividersi spese nell'ordine di poche centinaia di euro. Un investimento irrisorio per un servizio importante per i cittadini, che ad oggi hanno perso praticamente ogni presidio di giustizia, costretti a spostarsi ad Arezzo per ogni pratica. 

Per quanto riguarda i cancellieri, non si tratterebbe di nuove assunzioni: i comuni dovrebbero infatti individuare nei loro organici 2 o 3 dipendenti da affidare, tramite 'comanda', all'ufficio del Giudice di Pace. E non è una novità: negli ultimi 20 anni il cancelliere del Giudice di Pace di San Giovanni era un dipendente del comune di Bucine; mentre un impiegato del comune di Loro svolge la stessa funzione ad Arezzo. Insomma, al limite sarebbe solo uno in più, il dipendente da individuare. 

"A questo punto – commenta l'avvocato Leonardo Paterniti, che negli ultimi mesi ha portato avanti una battaglia per mantenere presidi di giustizia in Valdarno – abbiamo una speranza concreta: evitare l'impoverimento del territorio, che nella sostanza è già in atto. Sembra questione da poco, e invece non lo è. Per imprese, forze dell'ordine, ma soprattutto per tanti semplici cittadini, è importante non doversi spostare fino ad Arezzo per questioni giudiziarie. Spero che i sindaci lo capiscano, e che questa volta trovino davvero una linea comune". 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

Articoli correlati