24, Novembre, 2024

“Ecco la mia storia di deportato, di paure e sofferenze. Ma sono tornato a casa”. La testimonianza di Dante Rabatti davanti ai ragazzi

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Classe 1923, reggellese, Dante partì militare nella Seconda Guerra Mondiale, fu catturato e internato nei campi di deportazione nazista nei Balcani e in Germania. Il suo ricordo, ancora commosso e commovente, ha caratterizzato questa mattina la celebrazione del Giorno della Memoria a Reggello, insieme ai ragazzi dell’Istituto comprensivo

Non aveva ancora vent'anni, Dante Rabatti, quando partì militare durante la Seconda Guerra Mondiale. Arruolato nei Carabinieri, fu inviato a combattere nelle isole dell'Egeo. Poi la storia cambiò il suo corso, e si ritrovò prigioniero dei tedeschi: prima nei Balcani e poi nei campi di concentramento in Germania. 

La sua memoria non è quella di un testimone della storia, ma di qualcuno che la storia se l'è sentita passare addosso, e ha temuto di non sopravvivere. A distanza di anni ha riaperto quei cassetti della memoria e ha raccolto tutto in un libro, "Il resto è storia". Nel quale riporta i suoi episodi, la sua piccola storia che si è incastrata in quella enorme pagina nera della storia del mondo. 

Oggi l'ha raccontata agli studenti dell'Istituto comprensivo di Reggello, in occasione del Consiglio comunale aperto convocato per commemorare la Giornata della Memoria. Il sindaco, Cristiano Benucci, insieme alla presidente del Consiglio comunale, i consiglieri, la vicesindaco: tutti hanno sottolineato l'importanza di ascoltare la voce di chi ha vissuto quei terribili anni, quei soprusi e quella cancellazione della dignità umana. "Perché la storia non si deve ripetere, nemmeno sotto altre forme: questo deve essere da lezione per tutti". 

Dante Rabatti racconta senza odio, quell'esperienza terribile. "Quello che i tedeschi mi hanno fatto, non so se riuscirò davvero a perdonarlo. Però io ricordo che ci sono state persone che mi hanno aiutato, anche tedeschi che mi hanno salvato la vita: ecco, io sono grato a tutti coloro che mi hanno permesso di tornare a casa, dalla mia famiglia. Perché nei momenti più bui, in quelli di maggiore sofferenza, il mio pensiero correva sempre a Reggello, a mia madre, mio padre, la mia famiglia. Non sapevo se li avrei mai rivisti". 

Dante ricorda le difficoltà e le paure. "Sono tante e diverse le paure che un uomo può provare: quella della morte, della fame, del dolore, della malattia. La paura del freddo, persino. La paura di non farcela. Come io sia riucito a sopravvivere, ancora oggi me lo chiedo. Credo che le tante preghiere che ho pronunciato in quei mesi siano servite, davvero". 
 

Poi la liberazione, il viaggio di ritorno verso casa, la fretta di rivedere la famiglia. "Anche in quel viaggio, tanti furono i pericoli: il più grosso, attraversare l'Adige, con l'aiuto di un povero barcaiolo. Arrivai a Reggello e ritrovai la mia famiglia, ma era quasi irriconoscibile: impoveriti e logorati dall'attesa e dalla povertà. Il podere in cui ero cresciuto e avevo lavorato, prima di partire, incolto e abbandonato. Chi mi aiutò a ripartire? L'Arma dei Carabinieri. Non dimenticherò mai l'aiuto che ricevetti in quella occasione". 

Tante le domande poste dai ragazzi, che insieme alle insegnanti hanno svolto un lavoro di preparazione a questo incontro, leggendo il libro di Dante Rabatti e ricostruendo le vicende storiche che segnarono quei terribili anni. A chiudere la testimonianza, commossa, di Rabatti, un lungo applauso dei presenti e la musica della banda. 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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