Ancora una strage di pecore nell’allevamento di Egidio Marcia all’Ascione, nel comune di Terranuova. Dodici quelle sbranate, due quelle disperse.
“Questo attacco è l’ultimo di una lunga serie – racconta Marcia – sono disperato, il mio gregge negli ultimi anni è stato più che decimato, superano le 100 unità quelle che ho perso a causa delle aggressioni da parte dei lupi”.
“Ci sono stati attacchi – prosegue l’allevatore – a pochi metri dalla nostra abitazione, ogni giorno speriamo che sia un giorno nuovo, purtroppo però siamo vittime anche noi, come i nostri animali del predatore, le pecore rimaste tra l’altro vivono in una situazione di shock che comprometterà anche la produzione di latte e quindi il rallentarsi della nostra filiera e la mancanza di alcuni dei nostri prodotti nei mercati di Campagna Amica che facciamo settimanalmente da anni”.
Una strage avvenuta a pochi passi dall’abitazione di Egidio Marcia che teme anche per la sicurezza della propria famiglia.
“L’allarme è rosso per i nostri imprenditori – spiega Coldiretti – le aziende sono in forte difficoltà e stanno facendo sforzi enormi per restare in piedi. Il caso di Marcia è uno, ma nella provincia sono presenti altri allevatori nelle stesse condizioni. La resistenza degli allevatori è al limite ed è urgente trovare nuove modalità di azione che permettano di organizzare in maniera più efficace un sistema di gestione di questi animali predatori, che non sono più specie in via di estinzione”.
“Il rischio vero oggi è – prosegue l’associazione aretina – la scomparsa della presenza dell’uomo dalle montagne e dalle aree interne per l’abbandono di tantissime famiglie ma anche di tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre e pecore. Quello che chiediamo è la massima responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza ricordando che quando chiude un allevamento non chiude solo una impresa ma un presidio del territorio che tutela il paesaggio e la tradizione pastorizia”.