Pioggia di disdette anche in Valdarno per il cenone di Capodanno: un trend che si verifica in questi giorni a livello nazionale e anche locale, come in parte era già avvenuto anche per i pranzi di Natale e Santo Stefano. Nei ristoranti si fanno sentire le conseguenze non solo dei numeri di casi in aumento, ma soprattutto le quarantene dei casi di contatto e anche i timori della gente. Ne sono convinti i ristoratori, che ora fanno i conti con una situazione di difficoltà e cercano in qualche modo di sopperire con l’asporto.
“C’è tanta paura, alimentata anche dalle notizie quotidiane purtroppo – dice Jonathan Rampi, dell’agriristorante La Casa del Buono a Terranuova – paura che si somma alla situazione già critica, con tante persone in quarantena. Noi in questi giorni abbiamo disdette continue, anche per il cenone penso che faremo il vuoto, come succede a tutti gli altri d’altronde. Non c’è molto da dire. Abbiamo fatto di tutto per cercare di non usufruire della cassa integrazione, fino al 31 dicembre, e ora dal 1 gennaio non c’è nemmeno più la possibilità, visto che al momento non c’è la decisione di rinnovare questa misura. Nessuna prospettiva chiara, insomma, e noi vorremmo invece che qualcuno si accorgesse di questa situazione, in modo da poterci dare una mano concreta”.
“Io rimpiango il 2020, e con questo penso di aver già detto tutto – esordisce Nesi Vivenz, del Ristorante Vivenz a Levane – nel mio locale, seppur piccolo, a Natale dovevamo essere pieni e alla fine abbiamo avuto un solo tavolo; per il 31 dicembre è la stessa prospettiva, ci sono già state numerose disdette. Abbiamo in parte sopperito organizzando l’asporto, e su quello abbiamo avuto tante richieste: ma essendo una decisione presa soltanto adesso, in corsa, è difficile riuscire ad organizzarsi per fare di più. Almeno nel 2020 sapevamo di essere chiusi e di poter fare soltanto asporto, e quindi ci eravamo organizzati per questo servizio, lavorando al massimo; quest’anno, invece, le previsioni erano diverse ma si è ribaltato tutto negli ultimi giorni, con la paura che si somma alle quarantene e agli isolamenti. Penso che già dai primi di gennaio, alla luce di questa situazione, lavoreremo proprio per offrire l’asporto ai nostri clienti”.
L’asporto è la cifra chiave anche per Stefano Caponi, del ristorante La Buca di Ipo a Montevarchi: “Io per l’ultimo dell’anno ho sempre fatto soltanto asporto, ormai da molti anni, e quindi da questo punto di vista siamo preparati; per il pranzo di Natale comunque, abbiamo visto anche noi che c’è stato una percentuale di disdetta ai tavoli di circa il 30%, penso sia un dato in linea con la tendenza generale purtroppo”.
Intanto un grido di allarme arriva, accanto a quello dei ristoratori, anche dalle strutture alberghiere e in particolare dagli agriturismi, molto diffusi sul territorio valdarnese. “Gli effetti delle crescenti preoccupazioni per gli effetti della variante Omicron, e l’alto numero dei contagi stanno portando in molti casi a disdette. Le strutture che offrono pernottamento sono quelle che soffrono di più, va meglio per le strutture che propongono ristorazione – spiega Luca Serafini, presidente Terranostra Toscana – Disdette e mancate prenotazioni sono legate in parte all’obbligatorietà di presentare il green pass per accedere alle strutture, ed in misura maggiore al crescente tasso di positività e alle quarantene preventive che praticamente stanno condizionando la normalità di moltissime famiglie. Stiamo navigando a vista. Le buone previsioni di un mese fa sono state spazzate via”.
A pagare il prezzo più salato, stima Coldiretti Toscana, sono le strutture impegnate nell’alloggio, nell’alimentazione, nei trasporti, divertimenti, shopping e souvenir. “Proprio dal lavoro di fine anno dipende buona parte della sopravvivenza delle strutture agricole che – conclude il presidente di Terranostra – svolgono un ruolo fondamentale per il presidio del territorio contro il dissesto idrogeologico, l’abbandono e lo spopolamento”.