29, Marzo, 2024

Dopo un viaggio di solidarietà, la comunità Nuovi Orizzonti di Montevarchi accoglie 10 persone dall’Ucraina: la testimonianza dei missionari

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

Nicola Boricchi e Luciano Giammarino responsabili della Comunità Nuovi Orizzonti di Montevarchi sono tornati da poche ore dalla Polonia per un viaggio della solidarietà. Adesso, la comunità accoglie una mamma con nove bambini. Dopo essere partiti per trasportare prodotti alimentari e beni di prima necessità, i ragazzi hanno deciso di portare in Italia diverse persone, tra le quali 10 destinate alla comunità di Montevarchi. Al ritorno dal loro viaggio, abbiamo incontrato Nicola e Luciano a testimoniare la loro esperienza e le impressioni rispetto ai bisogni e le necessità di coloro che stanno vivendo una forte situazione di disagio al confine tra Ucraina e Polonia.

Nicola Boricchi:” Il viaggio è andato bene, siamo partiti spinti anche da quello che inizialmente abbiamo visto in televisione: persone in estremo disagio e bambini che venivano inquadrati; e pensare a dei figli buttati per strada o in dei centri di prima accoglienza, ci ha stretto il cuore. Facendo parte di un’opera internazionale, Nuovi Orizzonti, ci siamo sentiti chiamati in prima persona a fare qualcosa, prendersi cura di questi piccoli abbandonati, poveri e soli. Quindi siamo partiti, lunedì ci siamo incontrati e abbiamo deciso di partire. Ci siamo appoggiati inizialmente a Don Mauro chiedendo di mettere su un circolo solidale, una raccolta di prodotti alimentari ma anche una raccolta economica per sponsorizzare questo viaggio; e nel giro di pochi giorni la Provvidenza e il volontariato si sono mossi. Abbiamo raccolto veramente tanti quintali di prodotti da portare su. Siamo partiti con 4 pullmini e 8 missionari, abbiamo coordinato questo viaggio anche con un’altra comunità di Pistoia. Siamo partiti carichi di viveri, prodotti farmaceutici, vestiti e tutto quello che pensavamo potesse essere gradito. Siamo partiti e abbiamo fatto tappa in Polonia, dove ci siamo appoggiati a degli amici di un altro movimento per poi arrivare a questo centro di prima accoglienza a Przemysl, dove abbiamo preso più coscienza di ciò che è questo esodo. ”

Continua Nicola:”Le persone arrivano in questo ex centro commericiale adesso chiuso, quindi anche un po’ fatiscente, sporco e autogestito – lì abbiamo subito fatto degli incontri molto forti, la situazione era critica e quello che eravamo andati a fare non sarebbe bastato. Le persone arrivano lì e cercano un passagio, perchè è il punto in cui scappando dall’Ucraina arrivano per cercare viaggi. In ogni stanza c’era un punto si smistamento, sembrava un check-in. Venivano persone a portare prodotti alimentari, ci registravamo e mettevamo a disposizione dei posti per portare via delle persone. Siamo stati smossi nel cercare persone che avevano bisogno di un’ospitalità, perchè di questo si occupa la nostra comunità. Abbiamo cercato di instaurare dei legami, allargare la rete della solidarietà. Ognuno cerca di fare quello che può: noi ci siamo sentiti interrogati a riguardo, abbiamo avuto incontri con persone che sono state scettiche alla nostra proposta di aiuto. Questo perchè fuori dal centro c’erano persone che vendevano viaggi, c’era un business. Quindi in Polonia è stato messo in pratica un sistema di registrazione e di presa in carico degli autisti, questo perchè per esempio un pullmino di persone è rimasto smarrito. Volevamo capire di cosa effettivamente avessero bisogno e abbiamo appreso che la prima cosa che cercano è un passaggio, il primo istinto è quello di scappare. Il problema è che tanti cercano passaggi per destinazioni dove l’ospitalità è incerta. Noi abbiamo portato via 20 persone, divise tra la nostra comunità e quella di San Miniato. Noi stiamo accogliendo una mamma con 9 bambini si cui 6 affidati. Stanno nel nostro centro, sono tutti in salute e noi siamo contenti per essere stati una piccola goccia nel mare, mentre ci interroghiamo sul cosa poter fare in più”.

La storia di Liuba, la mamma accolta da Nuovi Orizzonti, raccontata da Luciano Giammarino:” L’ingresso in questi centri è doloroso. Non è facile sentire che nel cuore dell’Europa si alza questo grido degli innocenti. Scegliere chi salvare è difficile, ci siamo interrogati sul da farsi e abbiamo deciso di dover dare precedenza a chi aveva più bisogno. Liuba è arrivata con nove bambini tutti mano nella mano e voleva venire in Toscana. Vive in campagna ma la guerra stava arrivando. Ha lasciato tutto ed è partita con un pullmino alla ricerca di un futuro migliore per i figli, portando speranza, coraggio e un bagaglio a mano. L’essenziale per persone che si mettono in cammino alla ricerca di serenità e sicurezza. Grazie al nostro interprete stiamo cercando di approfondir ela loro conoscenza. Liuba è una donna molto forte, ha 47 anni ed ha avuto il coraggio di fare un cammino lungo. La prima cosa di cui hanno bisogno questi bimbi è la tranquillità. Durante il viaggio è stato bello vedere come la macchina della solidarietà, si è messa in moto: abbiamo visto pullmini come i nostri, arrivare da tutta Europa per tendere la mano al fratello Ucraino; inoltre sottolineo la forza di queste mamme che con dignità hanno preso i loro bambini e stanno scappando”.

Nicola e Luciano:”Adesso si sentono al sicuro, parlare e condividere ci sta aiutando nel fargli capire che i nostri scopi sono e sono stati assolutamenti benevoli. Intanto abbiamo fatto la registrazione al Comune e la Questura; nei prossimi cinque giorni gli verranno fatti tamponi e vaccini per avere la tessera sanitaria per stranieri e piano piano stiamo facendo tutta la procedura di regolarizzazione. La nostra priorità è che si calmino e siano sereni. Ci stiamo interrogando sul cosa fare; abbiamo apertu un’altra raccolta fondi per l’accoglienza, stiamo cercando di organizzarci. Vorremmo ripartire, ma nel momento in cui avremo maggiore informazione sul chi prendere e come, quindi con una pianificazione più efficace. Un’altra cosa che abbiamo notato è che in questi centri non ci sono uomini. Oltre a chi è chiamato alle armi, neanche gli anziani o chi non è obbligato ad arruolarsi è in questi centro; sono rimati lì, crediamo per una questione di dignità.”

 

 

 

 

 

 

 

Articoli correlati