19, Aprile, 2024

Tra Monet e Van Gogh: la pittura di Sara Malvisi

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La diciannovenne Terranuovese, pittrice per passione, racconta la genesi di quello che definisce un hobby, ma contemporaneamente vive come momento di crescita personale

All’interno del consueto spazio dedicato ai giovani artisti valdarnesi -un modo per dar visibilità a chi produce arte per passione- abbiamo incontrato Sara Malvisi. Diciannovenne residente a Terranuova Bracciolini, Sara frequenta il quinto anno del Liceo delle Scienze Umane a San Giovanni Valdarno, ed ha iniziato a dipingere su tela da poco più di un anno.

 “La mia idea è quella di proseguire gli studi, probabilmente optando per Scienze Infermieristiche, nel campo della salute umana. L’idea è quella di lasciare l’arte sempre come un hobbyracconta Sara

“Forse l’errore è stato nello scoraggiarsi dal frequentare il Liceo Artistico, visto il condizionamento relativo alla distanza tra la città dove abito, Terranuova Bracciolini, e la sede più vicina che si trova ad Arezzo. In realtà fin da piccolissima passavo molto tempo a disegnare, ispirata dai cartoni animati che guardavo in televisione. Ho conservato praticamente tutti i disegni di quegli anni, e riguardandoli oggi ammetto di aver trovato molti spunti, che mi stanno ispirando anche in questo ultimo periodo, dove ho scoperto la passione per la pittura”.

 

 

Una passione rinata in modo quasi casuale, sicuramente episodico; dall’esperienza di una prima volta, Sara ha intrapreso un percorso autodidatta che l’ha portata a scoprire la pittura da prima come un piacere, in seguito come un’esigenza.

Ho iniziato a dipingere veramente circa un anno fa, con l’idea di creare un regalo per mio padre che fosse originale e personale. Prendendo spunto da un libro di illustrazioni e studiando da autodidatta differenti tecniche pittoriche, ho iniziato a sperimentare producendo così il mio primo quadro. Il risultato finale è stato soddisfacente, soprattutto da un punto di vista di evoluzione personale; per questo a partire da un evento verso il quale mi sono approcciata in modo tutto sommato episodico, ho iniziato a comprare altre tele dipingendole. Ho scoperto così un’autentica passione per la pittura, soprattutto per i paesaggi e per la natura: adesso il mio punto di vista a livello di osservazione della realtà che mi circonda è profondamente mutato. Se prima ero comunque tendente a restare incantata di fronte alle meraviglie della natura che mi circonda, adesso mi rendo conto che di fronte ad un paesaggio o ad un momento che ritengo esteticamente piacevole, mi pongo con l’ottica della pittrice. Mi immagino il tipo di pennellata, la scelta dei colori, le sfumature e le tecniche che potrebbero apparirmi più adatte per rappresentarlo. Si tratta di un qualcosa di nuovo per me, un’esperienza vissuta a volte come un bisogno, o comunque un momento che sto vivendo come tempo dedicato all’espressione di me stessa: un qualcosa di piacevole e soddisfacente in primis a livello personale, che non ho nessuna intenzione di abbandonare”.  

Amante della pittura impressionista, Sara ha adottato la tecnica della riproduzione fedele di opere personalmente apprezzate, per migliorarsi ed esercitarsi.

“La prima fascinazione rispetto all’arte pittorica è stata con le opere di Claude Monet, in particolare osservando le sue Ninfee: indirettamente lo stile pittorico e le pennellate tipiche degli impressionisti, caratterizzano molto il mio modo di dipingere. Mi sono in seguito avvicinata alle opere di Vincent Van Gogh, del quale ho provato da subito a riprodurre alcune opere. In particolare ho riprodotto il suo quadro “Notte Stellata” per esercitarmi nel perfezionamento della mia tecnica. Ho deciso di iniziare dalla riproduzione di quadri che mi piacevano, quei capolavori che alla visione erano capaci di trasmettermi sensazioni forti: ho quindi cercato di replicarlo nel modo più fedele possibile, mettendomi così alla prova. Credo che uno dei modi migliori per comprendere la grandezza di un grande artista, sia provare a riprodurre il più fedelmente le sue opere: tentare di replicare il suo tratto, provare a riprodurre i suoi colori è stata un esperienza molto formativa, che quasi me lo ha fatto sentire vicino, quasi fosse lui stesso ad aiutarmi in qualche modo. Ho provato le stesse sensazioni riproducendo “L’Abbraccio” di Egon Schiele, un quadro di riproduzione assolutamente complessa soprattutto per il tratto utilizzato dall’artista, che apparentemente può risultare casuale e spigoloso, ma che effettivamente è assolutamente geniale nella riproduzione dei dettagli. A prescindere dai primi esercizi, ho proseguito a dipingere ispirandomi spesso a foto o dipinti che visualizzo in alcuni libri, provando ovviamente a reinterpretarli nel tratto e nella stesura dei colori, personalizzando il lavoro tendendo il meno possibile al realismo, provando ad abbracciare tecniche impressioniste”.

 

 

Una concezione piuttosto privata e personale dell’esercizio pittorico, senza però escludere l’esposizione intesa come momento di confronto:

“Malgrado abbia iniziato a dipingere seriamente da poco tempo, vedo l’occasione di esporre i miei lavori come un’eventuale momento di crescita, e quindi come uno stimolo personale al miglioramento personale. Mostrare agli altri quello che di fatto è il mio hobby, magari anche raccogliendo critiche preziose, sarebbe un qualcosa alla quale sono assolutamente aperta e che potrebbe notevolmente interessarmi. Ovviamente non ho né ricevuto proposte al momento, né mi sono preoccupata di cercare evidenti situazioni disponibili ad accogliere i miei lavori che, per adesso, non sono comunque tantissimi anche per la mancanza di tempo a disposizione in un momento della mia vita piuttosto complesso, considerando l’imminente Esame di Maturità che mi aspetta. Al momento posso dire che non venderei assolutamente nessuna delle mie creazioni: vedo i miei quadri come una parte intima di me stessa, un qualcosa che quindi sentire innaturale a vendersi. Piuttosto potrei concepirne il regalo, oppure l’esposizione per permettere ad esterni di fruire delle mie capacità, mantenendomi aperta ad ogni critica costruttiva con l’idea di crescere. Ogni quadro vive di un momento unico, personale, definito: vedo ogni lavoro come figlio di un tempo determinato impiegato per completarlo, una parte di me che non è in vendita”. 

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