16, Aprile, 2024

Quei presunti intrecci fra criminalità, imprenditoria e pezzi dello Stato che suscitano lo sdegno di Libera Valdarno: “La mafia è anche qui”

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La recente inchiesta che ha coinvolto il maresciallo dei carabinieri Fasciolo ha acceso la luce su un mondo di rapporti e legami opachi, e ha riportato l’attenzione su reti che coinvolgono a vario titolo la criminalità locale e quella organizzata. Tanto che Libera Valdarno chiede a tutte le istituzioni di operare in modo concreto perché il Valdarno sia terra di legalità

“Non dobbiamo aver paura di dire che la mafia è anche in Valdarno, e che occorre tutti insieme combatterla”. Non usa mezzi termini, Libera Valdarno, l’associazione che, insieme ai giovani del Presidio Giovanni Spampinato, opera in territorio valdarnese per il contrasto all’illegalità e alla criminalità. Anche quella criminalità organizzata che, ribadisce Libera, esiste in Valdarno: e i recenti fatti di cronaca hanno riacceso la luce su queste complicate reti di interconnessione che mettono a rischio, invece, la legalità.

L’analisi della situazione parte dall’inchiesta che ha portato in manette il maresciallo dei carabinieri di Figline, Nello Fasciolo. “Tra le accuse c'è quella molto grave per un funzionario delle forze dell'ordine, l'accusa di corruzione”, ricorda Libera. E poi ci sono “i legami del maresciallo dei carabinieri con un imprenditore figlinese e con altre persone. Sarà la magistratura a fare chiarezza su questi fatti”.

Una rete di rapporti che preoccupa, e che è stata ricostruita in alcuni articoli dalla giornalista di Repubblica Franca Selvatici. “A noi di Libera Coordinamento del Valdarno e al Presidio di Libera Giovanni Spampinato preme soffermarci su quanto sta accadendo nel nostro territorio, prendendo spunto da un articolo che disegna uno scenario fortemente inquietante nel Valdarno aretino e fiorentino per i rapporti tra la criminalità mafiosa, la criminalità locale, il mondo imprenditoriale e ora anche con apparati dello Stato”.

Interconnessioni pericolose, nate da rapporti che si sono instaurati negli anni. È la stessa associazione a ricordare, infatti, che questo “non è un problema di oggi, ma che viene da più lontano, da persone che, legate ad alcune famiglie mafiose, si sono poi insediate in Valdarno, dove hanno stretto legami e rapporti. Lo dimostrano i due bene confiscati a Terranuova da alcuni anni a seguito della condanna per associazione mafiosa del loro proprietario”.

Non solo: Libera parla anche di “indagini ancora in corso su altre persone, con ipotesi di reato anche di associazione mafiosa, che potrebbero portare nel giro di pochi anni alla confisca in Valdarno di altri immobili e terreni. A questo oggi si aggiunge un tema per noi nuovo, come il coinvolgimento presunto anche di pezzi dello Stato, ed è questo il punto focale sulla quale occorre fare chiarezza”.

Chiarezza, insomma, e non solo in ambito giudiziario. L’associazione fa appello infatti alle istituzioni, e in particolare al comune di Figline e Incisa: “Chiediamo un impegno concreto da parte dell’amministrazione comunale per far luce sulla questione da un punto di vista amministrativo e interno, con l’istituzione di una Commissione del Consiglio comunale volta a chiarire quali sono stati i rapporti tra le amministrazioni comunali che si sono succedute ed i soggetti coinvolti nell’inchiesta”, dalla quale sarebbero spuntate fuori intercettazioni in cui si parla di un ex assessore figlinese.

“Tutte le amministrazioni locali si devono sentire fortemente coinvolte in quella che è un’azione di prevenzione necessaria per tutelare gli interessi delle proprie comunità, sulla falsariga di come si stanno muovendo sul tema del contrasto al gioco d’azzardo. Chiediamo a tutti i comuni, perciò, oltre che di rispettare le norme contenute nel nuovo testo del Codice degli Appalti, di aderire anche immediatamente alla Carta dell’Associazione Avviso Pubblico, che indica concretamente come un amministratore può declinare nella quotidianità del suo lavoro, i principi di trasparenza, imparzialità, disciplina e onore e contrastare ogni forma di conflitto di interessi, clientelismo, pressioni indebite”. 

Si dovrà parlare ancora, di mafia in Valdarno: perché la conoscenza è il primo tassello per un contrasto vero. Per questo Libera Valdarno organizzato per il 28 luglio un incontro a Montevarchi dal titolo “N'drangheta in Calabria… e in Toscana?”, con il procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze Giuseppe Creazzo. L’appello a tutta la società civile del Valdarno è di dare importanza a questi fatti, chiedere agli amministratori locali di stare attenti a tutte le gare d'appalto sui lavori pubblici, a vigilare sui sub-appalti, a chiedere aiuto in questo a forze dell'ordine e Guardia di Finanza in particolare, oltre che a denunciare immediatamente quei funzionari pubblici che dovessero essere responsabili di qualsiasi forma di comportamenti illegittimi e illegali.  

“Infine vogliamo cogliere l'occasione per fare un plauso alle forze dell'ordine che sono state in grado di bloccare al loro interno, senza remore, l'illegalità, senza nascondere niente ed operando alla luce del sole. Noi continueremo a cercare di far crescere sempre più in Valdarno una cultura della legalità, una cultura che passa solo da una presa di coscienza individuale e da una responsabilità che da personale si trasforma in collettiva”, conclude la nota di Libera. 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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