25, Aprile, 2024

Piergiorgio Camiciottoli, il ragazzo che ama volare. Un valdarnese alla Coppa del Mondo di parapendio

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Piergiorgio Camiciottoli ad aprile volerà in Brasile: ad attenderlo c’è il primo appuntamento della Coppa del Mondo di parapendio. Valdarnese di 22 anni, studia scienze forestali e racconta la sua storia: “Volare regala emozioni uniche. Partecipare alla competizione iridata è il coronamento di un sogno”.

Il ragazzo che gioca con il vento ad aprile volerà in Brasile. Ad attenderlo la Coppa del Mondo di parapendio. Piergiorgio Camiciottoli corona così un sogno coltivato fin da quando era bambino.
 
“Già alle elementari – racconta – mentre gli altri giocavano a calcio,  io volevo volare, facevo aerei di carta. Ho ritrovato poco tempo fa un mio disegno: ero in parapendio. Per questo è un’emozione poter partecipare a una competizione così importante, dopo tanti anni dedicati a questa passione”.

A 16 anni i primi voli, sotto la guida di Riccardo Nigi per imparare i rudimenti di questo sport altamente spettacolare che si basa sui principi della aerodinamica e della meteorologia. “I primi anni sono stati faticosi e lunghi, anche perché per volare al meglio è necessaria una grande preparazione. Poi ho cominciato ad allenarmi con Alberto Vitale e Paolo Facchini, piloti tra i migliori atleti d’Italia ed entrambi campioni italiani”.

Sono stati anche periodi spensierati: “Molto spesso succede di volare lontano. Il ritorno è un viaggio in treno, in autobus o in autostop. Ma grazie al parapendio conosci  gente, perché siamo una grande comunità”. A 22 anni è pronto per spiccare il volo.
 

“Grazie ai risultati dello scorso anno, mia prima vera stagione di gare internazionali, mi sono qualificato alla PWC, la Coppa del Mondo di Parapendio. La prima delle cinque prove si terrà a Baixo Guandu dall’11 al 18 aprile. Gareggerò tutti i giorni con i migliori 140 piloti della specialità: noi italiani siamo in 11. A differenza di altre competizioni mondiali non ci sono quote di partecipazione riservate per ogni nazione, non è una gara a squadre, tutti i piloti sono valutati su un punteggio assoluto".
 
Adesso è anche a caccia di uno sponsor perché per gareggiare e confermarsi a certi livelli è necessario anche un sostegno economico.
 
Piergiorgio abita al Porcellino, è cresciuto a Figline Valdarno, si è diplomato al liceo scientifico Vasari e adesso studia Scienze Forestali, alla Facolta di Agraria. “Volo prevalentemente in Pratomagno, insieme agli Uccellacci, il club di Reggello, ma mi sposto regolarmente tra i vari decolli della Toscana, Centro e Nord-Italia per potermi allenare con atleti di livello internazionale e anche perché scegliamo il sito di volo dove le condizioni meteorologiche sono più promettenti”.
 
Meteo, ma anche conformazione del terreno: “Il volo in parapendio è principalmente una questione di correnti ascensionali, sollevate dal vento che incontra un ostacolo, quale per esempio un pendio della montagna, oppure generate dalle masse d'aria calda che si staccano dal suolo grazie al riscaldamento del sole e salgono fino a formare le nuvole.  Si sale in quota sfruttando le correnti, e si utilizza la quota così raggiunta per spostarci verso un’altra termica e salire di nuovo”.
 
"Oltre alla preparazione atletica nelle gare di velocità è necessaria la capacità di valutare le condizioni meteorologiche comparandole istante per istante con i dati che ci vengono forniti durante il volo dagli strumenti, in particolare dal gps e dal variometro, per prevedere come si evolverà la giornata dal punto di vista meteo, cercando dove le correnti termiche saranno più presenti e promettenti”.
 
Le gare si svolgono seguendo un tracciato prestabilito contrassegnato da vari punti gps (waypoints), un po’ come avviene per le regate nautiche. Vince chi compie il percorso nel minor tempo. Una dura prova che combina l'esperienza e la tecnica, alla resistenza: “Come è facile da intuire, la distanza più veloce in parapendio spesso non è la più breve, ed è necessario quindi sfruttare al meglio le masse d’aria che salgono e le montagne”.
 
Una disciplina che trasmette forti emozioni. “E’ uno sport con i suoi rischi, come tutti del resto. Occorre rispettare opportune norme di sicurezza. Ma soprattutto è necessaria una profonda integrazione con la natura, ed una adeguata conoscenza delle proprie capacità per non esporsi a rischi inutili. Se la previsione meteorologica per la giornata non è favorevole, occorre saper rinunciare”.
 
Un rimbalzo continuo tra le correnti che ha permesso all’atleta di Figline di battere tutti i record toscani: prima 164 chilometri di distanza (Pratomagno-Spoleto), migliorato da lui stesso a 189 chilometri. Ore e ore di volo, il parapendio ed il cielo, lassù dove arrivano solo i rapaci: “Il panorama che si può ammirare è bellissimo. Osservi i colori delle stagioni, i mutamenti delle nostre città e delle campagne che cedono il posto ai capannoni industriali. Così come le differenze paesaggistiche e anche le bellezze artistiche dei vari territori”.
 
Un time-lapse  di emozioni: “E’ uno sport unico. In fondo, tutti noi che abbiamo iniziato a volare, lo abbiamo fatto per assecondare un desiderio di libertà”.

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