19, Aprile, 2024

Lo spettro della crisi sul manifatturiero. L’allarme della Cgil: “Tra chiusure e licenziamenti, a casa 50 persone. E servono i permessi per andare in bagno”

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

“Due aziende chiudono, una terza riduce il personale. In tre settimane più di cinquanta persone a casa”, dice Gabriele Innocenti, responsabile Filctem Cgil di zona. Che aggiunge: “Peggiora il clima nelle aziende, in alcune si chiede l’autorizzazione per andare in bagno, e vengono scalati 20 minuti dalla giornata lavorativa”

In tre settimane più di cinquanta persone sono rimaste senza lavoro. Dipendenti di aziende tessili e del calzaturiero, il settore che finora in Valdarno ha retto meglio la crisi. Due di queste aziende chiudono, una terza ha annunciato la riduzione di personale: hanno sede a Montevarchi e Terranuova. 

"Prima un'azienda di abbigliamento con 30 dipendenti, poi un tomaificio con 14 operai che cessa nel giro di ventiquattro ore, infine un calzaturificio che riduce di 9 persone. E ce n'è un altro che già minaccia una forte riduzione se non l'intera chiusura", commenta Gabriele Innocenti, responsabile Filctem Cgil del Valdarno aretino. Si tratta di aziende relativamente recenti, che finora però non avevano dato segnali di crisi. 

Il sindacato punta l'attenzione proprio su questo: se finora il Valdarno poteva sembrare, almeno in confronto al resto della Provincia di Arezzo, una sorta di isola felix, oggi i segnali sono molto preoccupanti. "Continuiamo a registrare chiusure di piccole imprese e licenziamenti individuali. Fino a oggi il settore è stato in grado di riassorbire molte delle uscite ma non essendoci crescita, alla lunga questo non può che fermarsi. E diventano sempre più frequenti gli episodi che rendono chiaro come stia cambiando, e in peggio, il clima interno nelle imprese che continuano a lavorare".

Cosa è cambiato? Finora il Valdarno ha 'retto', almeno nel settore dell'abbigliamento e del calzaturiero, soprattutto per la presenza di un colosso come Prada. La percentuale di aziende che lavorano nell'indotto è altissima, localizzata in gran parte (ma non solo) tra i comuni di Montevarchi e Terranuova. E le commesse non sono mancate, se non per piccoli periodi di tempo. Il settore dunque è rimasto stabile: "Ma non c'è stata crescita", sottolinea Innocenti. Per questo, oggi, il minimo scossone può portare a conseguenze forti sul fronte lavorativo. 

A questo, aggiunge Gabriele Innocenti, si somma una situazione sempre più difficile per i lavoratori, sotto il profilo delle relazioni aziendali. "Registriamo episodi che danno l’idea di come una certa parte dell’imprenditoria locale ragioni e si comporti in materia di strategia di sviluppo. Gli operai devono chiedere non solo l’autorizzazione ad andare al bagno ma anche la chiave, visto che lo tengono chiuso. E una volta ottenuta si vedono scalare 20 minuti dalla giornata lavorativa".

Il permesso per andare in bagno fa fare un balzo indietro di decenni, sottolinea il sindacato. "Questo è un viaggio indietro nella storia dell’industria italiana che si sta compiendo in più di un’azienda della zona. Ricorda la lampadina rossa che si accendeva quando l’operaia lasciava il suo posto in catena per andare al bagno che spesso era collocato al centro dello stabilimento proprio per rendere evidente a tutti il 'lusso' che l’operaia si prendeva. Non possiamo permettere di rimettere indietro le lancette della storia", commenta Innocenti.

"Siamo consapevoli – conclude il responsabile Filctem Cgil del Valdarno aretino – che molti imprenditori stanno facendo il massimo per andare avanti e che cercano di salvaguardare l’occupazione perché le professionalità che hanno in fabbrica rappresentano il vero capitale aziendale. Ma le azioni di altri finiscono per appannare l’immagine di tutti. La Cgil non assisterà passivamente, perciò invitiamo le associazioni imprenditoriali a mettere in atto azioni di sensibilizzazione sul ruolo di una moderna imprenditoria. La stagione dei padroni del vapore la consideravamo chiusa. Tutto ci dice che probabilmente ci sbagliavamo".
 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

Articoli correlati