29, Marzo, 2024

La Liberazione di Pian di Scò, 70 anni dopo. Nelle parole dei sopravvissuti la memoria di chi sacrificò la propria vita

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Sono le parole di Lugino Torniai, Omero Poggesi, Piero Alamanni e Fedele Papi a riportare alla memoria i fatti di 70 anni fa: sopravvissuti della Guerra e della lotta per la Liberazione, hanno portato la loro testimonianza, questa mattina, nel corso della cerimonia che si è tenuta ai giardini di Casabiondo

Iniziò il 2 agosto di 70 anni fa, la Liberazione dei territori di Castelfranco e di Pian di Scò. I partigiani si mossero dal Pratomagno, e scesero giù fino a ricacciare indietro i nazifascisti: li avrebbero poi seguiti fino a Firenze, costringendoli ad abbandonare i territori occupati. 

Questa mattina la commemorazione ufficiale del 70esimo anniversario si è svolta nei giardini di Casabiondo a Pian di Scò, intitolati due anni fa alla Brigata Potente: proprio la Brigata che, guidata dal comandante Aligi Barducci, detto 'Potente', contribuì in maniera significativa a liberare il Pratomagno dall'occupazione tedesca. 

"La memoria del passato sia costante monito per il futuro", ha detto il sindaco Enzo Cacioli, invitando i presenti a portare con sé il ricordo di quegli eventi. E la memoria è stata il filo conduttore dell'iniziativa, grazie alla presenza di quattro testimoni diretti, protagonisti della Liberazione e della Seconda Guerra Mondiale. 

A prendere la parola Omero Poggesi, Luigino Torniai, Piero Alamanni e Fedele Papi. Poggesi, soprannominato 'Vendetta', è l'ultimo rimasto dei partigiani della Brigata Potente: nel suo intervento ha ripercorso i giorni in cui, ragazzino di appena 15 anni, si unì insieme al fratello (ucciso il 3 agosto del '44) al movimento della Resistenza. Torniai, invece, ha raccontato come riuscì a sopravvivere solo perché un altro ragazzo perse la vita al posto suo. Piero Alamanni fu membro del Comitato di liberazione nazionale segreto dei partigiani, e collaborò alla organizzazione del movimento di Liberazione. Papi, infine, soldato dell'esercito italiano, fu imprigionato e detenuto in Africa.

Racconti che ricostruiscono vicende che spesso non si trovano nei libri di storia. La memoria di quei giorni resiste ancora nei protagonisti, in coloro che c'erano. E che ogni volta ricordano i nomi e i volti di chi, invece, non riuscì a sopravvivere, ma perse la vita nella lotta per la Liberazione. 

 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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