19, Aprile, 2024

L’outlet Gucci perde anche in appello: illegittimo il licenziamento di un dipendente. Il tribunale: “Vicenda banale, provvedimento ritorsivo”

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

Respinto anche l’appello della Gucci Luxury Goods Outlet Srl: illegittimo il licenziamento di un dipendente. La persona coinvolta è anche delegato sindacale. Era stato licenziato per una vignetta satirica in una chat privata di facebook. Il tribunale per la terza volta dà ragione al lavoratore: “Provvedimento ritorsivo”. E Andrea Calò di Rifondazione va all’attacco: “Assordante il silenzio della Filcams Cgil”.

Per la terza volta, il tribunale di Firenze dà torto alla Luxury Goods Outlet Srl, divisione che si occupa della vendita al dettaglio del Gruppo Gucci. Il licenziamento di un dipendente avvenuto a dicembre 2012 è stato ritenuto ancora una volta “Illegittimo” e questa volta anche "ritorsivo".

La società gestisce la vendita al dettaglio del celebre marchio di alta moda e articoli di lusso al The Mall di Leccio (Reggello): la sentenza della Corte di Appello – come sottolinea il consigliere di Rifondazione Andrea Calò che ha dato la notizia – “diversamente da quelle espresse dai giudici di 1° grado del  Tribunale di Firenze oltre a rilevare l’inconsistenza di un motivo legittimo che potesse giustificare il licenziamento evidenza la natura ritorsiva del provvedimento e lo dichiara nullo”.

“La prima sentenza del Tribunale di Firenze risale ad  agosto 2013 – ricorda Calò – Il Tribunale di Firenze sezione lavoro  respinse il reclamo dell'azienda a gennaio 2014 , dette ragione per la seconda volta al lavoratore  né  ordinò il reintegro, il risarcimento  e deliberò nuovi sanzioni”.

“Nel frattempo il lavoratore non reintegrato era stato eletto anche nella RSU aziendale cosicchè la società oltre ad impedirgli il reintegro al suo posto di lavoro limitava anche l’esercizio di funzioni di rappresentanza  sindacali.  Anche in questo caso assordante fu il silenzio e la latitanza della Filcams Cgil il sindacato al quale il lavoratore è iscritto” prosegue il consigliere.

Il licenziamento, come viene riportato nella sentenza dell’appello, è avvenuto a seguito della pubblicazione di una vignetta ironica su una chat privata di Facebook ritenuta lesiva dell’immagine dell’azienda e del marchio. Il tribunale utilizza parole nette: “Deve ritenersi sufficientemente dimostrato che l’unico motivo determinante del licenziamento – nell’inconsistenza di un motivo legittimo – sia stato quello ritorsivo che lo rende, pertanto, nullo”.  E ancora: “Tale aspetto è reso evidente dalla stessa banalità dell’episodio contestato. (…) La rappresentazione che il lavoratore ha “postato” si sostanzia in una vignetta satirica non dissimile nel tenore, parimenti irriverente, che connota analoghe rappresentazione grafiche che sono quotidianamente diffuse con la stampa a bersaglio sia di personalità politiche che della società civile”. Inoltre “ha ricevuto una dimostrata diffusione circoscritta ai dieci partecipanti alla chat, tutti colleghi”. Infine: “Non risulta che la vignetta abbia avuto una diffusione ulteriore sul web”.
 
E Andrea Calò va all’attacco: Si tratta di un’ altra sentenza importante la terza in ordine di tempo , dal verdetto inequivocabile nei confronti di una impresa che continua a pensare di far diventare carta straccia i diritti sul lavoro, calpestando la dignità e l'onorabilità della persona . Una serie di sentenze  che come le altre emesse in 1°grado vengono a seguito della nuova disciplina che aveva modificato l'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Qualcuno pensava che dopo la riforma Fornero fosse possibile mettere in essere licenziamenti a go-go, ma con queste sentenze le vicende valdarnesi e non solo si complicano, purtroppo non grazie al sindacato ma ad un lavoratore che non si è piegato a ricatti, soprusi e intimidazioni”.
 
Il consigliere di opposizione parla di “metodo Marchionne” ed infine lancia l’affondo: “la vicenda degli Outlet di Reggello chiama in causa anche il resto della piccola e grande distribuzione vedi il caso della Coop di Incisa Valdarno dove un delegato sindacale è stato licenziato anche se in questo caso a differenza del precedente  inspiegabilmente la Filcams Cgil è insorta”.

Articoli correlati