25, Aprile, 2024

Giornata della memoria: il Mochi incontra Elvira Frenkel, ebrea sopravvissuta al campo di Ferramonti

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Un’iniziativa volta a sensibilizzare le nuove generazioni attraverso la preziosa testimonianza di Elvira Frenkel, nata e sopravvissuta al campo di concentramento di Ferramonti, in Calabria: “Ribellatevi sempre alle ingiustizie”

Una mattinata dedicata al ricordo e alla memoria, così che gli eventi che hanno coinvolto Italia ed Europa non si ripetano, un incontro importante per gli studenti dell'Istituto Mochi che si sono confrontati con una triste pagina della nostra storia ascoltando la testimonianza di Elvira Frenkel, ebrea nata e sopravvissuta nel campo di concentramento italiano di Ferramonti, in provincia di Cosenza.

 

 

 

"Abbiamo dato il via alla prima iniziativa che celebra la Giornata della Memoria ospitando la signora Elvira Frenkel – ha detto la dirigente scolastica Riccarda Garra – una testimonianza importantissima per ricordare e per non ripetere più queste negatività. I ragazzi delle classi terze di Levane e di Ponticino e Laterina hanno potuto ascoltare la storia vera di Elvira, dei suoi genitori, della sua vita e dei suoi primi anni all'interno del campo di concentramento".

 

 

"Mi emoziono sempre nel raccontare la mia storia – esordisce Frenkel davanti ai ragazzi del Mochi – i miei genitori vissero in quel periodo in cui improvvisamente gli ebrei non erano considerati più uomini ma quasi scarafaggi, con diritto di vita e morte su di loro. Mio padre, viennese, vedendo le persecuzioni sull'Austria annessa al Reich tentò di fuggire nel sud della Francia ma venne catturato alla frontiera e da lì spostato in svariati luoghi fino al grande campo di concentramento di Ferramonti; mia madre invece, viveva a Königsberg e tentò di scappare in Jugoslavia, allora occupata dai fascisti fu catturate e portata anch'ella a Ferramonti. Lì i miei genitori si incontrarono, si innamorarono e così nacqui io".

"Il campo, a posteriori, è stato reso dalla storia italiana quasi come un'isola felice ma non è stato così – spiega Frenkel – gli internati non potevano parlare con nessuno, non ascoltare radio o leggere giornali, c'era tantissima fame e la milizia e il filo spinato presidiavano il campo. C'erano 92 baracche dove alla fine vi abitarono 2500 persone che, fortunatamente, alla liberazione avvenuta nel settembre del '43 con lo sbarco degli Alleati, si salvarono quasi tutte dato che quelli che non venivano trasferiti non subivano percosse e la camera a gas non c'era; i pochi che sono morti sono morti di malattia, soprattutto malaria".

"Fu un gesto eroico dell'allora maresciallo di Ferramonti a salvarci – ricorda Frenkel – mentre i tedeschi si stavano ritirando lui fece alzare la bandiera gialla inventandosi che nel campo ci fosse un'epidemia di colera. Un gesto eroico che mise a repentaglio lui e tutta la sua famiglia: un gesto che poi è stato onorato con un albero nel Giardino dei Giusti a Gerusalemme, dove risiede il più grande museo della Shoah."

"La Giornata della Memoria è importantissima per ricordare e perché gli orrori non si ripetano mai più – conclude Frenkel – in particolare in un momento come questo non dobbiamo essere indifferenti: urliamo contro le ingiustizie e ai ragazzi consiglio e consiglierò sempre di leggere, studiare e informarsi così da combattere e sconfiggere l'ignoranza".

 

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