20, Aprile, 2024

Evase sull’autostrada, il caso finisce alla Corte dei Conti. Contestato danno erariale per due uomini della scorta: ma scatta la prescrizione

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Nell’estate del 2007 un uomo evase sull’A1 mentre veniva trasferito da Livorno a Carinola. Dopo la trafila penale per due componenti della scorta condannati per “imperizia e negligenza” nel trasferimento, il caso è approdato alla Corte dei Conti. Contestato 47.151 euro di danno erariale, ma è scattata la prescrizione: l’atto di costituzione è stato presentato nell’ottobre 2012, oltre il termine quinquennale di legge. E’ l’ultimo capitolo di una vicenda che ha fatto parlare a lungo.

Detenuto evade mentre viene trasferito di carcere, alcuni componenti della scorta finiscono alla Corte dei Conti. Ma scatta la prescrizione.
 
Era il 14 agosto del 2007, quando il Valdarno salì alla ribalta delle cronache nazionali. Un uomo riuscì ad evadere mentre veniva trasferito dal carcere di Livorno a quello di Carinola (Caserta). Era a bordo di un’ambulanza e scappò all’area di servizio di Reggello, mettendo completamente fuorigioco la scorta composta da personale della Polizia Penitenziaria. Non si trattava della prima evasione di  Ilir Paja, soprannominato "Ufo", e verrà ritrovato solo qualche anno dopo in Albania, suo paese natale.

La sosta all'autogrill non era programmata. Finse un malore e, secondo quanto appurato, le manette erano allentate: quando il caposcorta si avvicinò, il detenuto assestò un pugnò all'agente della polizia penitenziaria e si dette alla fuga, scappando dall'ambulanza e lanciandosi nei boschi reggellesi. Vani furono i tentativi di fermarlo, anche i colpi sparati in aria.

Partì a quel punto una vera e propria caccia all'uomo in Valdarno che tenne impegnati i carabinieri della Compagnia di Figline per giorni interi. Ma le ricerche non ebbero successo. Fu avvistato da alcuni residenti a Montanino mentre rubava dei vestiti, mentre a Cetina si registrò il furto di una Cinquecento che fece ipotizzare agli inquirenti la via di fuga trovata dall'evaso.
 
Del caso si è occupata anche la Corte dei Conti che si pronunciata nei giorni scorsi. Sotto la luce dei riflettori il comportamento di due dei sei membri della scorta. Tutto, dopo la trafila penale: una prima sentenza emessa dal Tribunale di Firenze – Sezione distaccata di Pontassieve aveva applicato ai due la pena di mesi otto e di mesi sei di reclusione ai sensi degli artt. 113 e 387 c.p., “in quanto avevano cagionato la evasione per imperizia, negligenza e per imprudenza e per la violazione delle disposizioni impartite nel corso della traduzione del detenuto. I due convenuti avevano violato le modalità di scorta nonostante il detenuto fosse qualificato E.I.V. (detenuto con elevato indice di vigilanza), già evaso dalla casa circondariale di Perugia ed avesse una “pericolosità altissima”, imputato per omicidio e per il quale era imposta la “massima attenzione”. Con una sentenza successiva, erano stati assolti gli altri membri della scorta.
 
I due componenti, tra i quali il caposcorta, sono stati quindi chiamati in giudizio alla Corte dei Conti.  Contestato il “danno erariale  pari a  47.151 euro, oltre accessori a favore dell’Erario  derivante dalla spese sostenute per la ricerca di un detenuto”.
 
Ma alla fine è scattata la prescrizione, come stabilito dalla Corte nei giorni scorsi: il fatto è del 14 agosto 2007 e l’atto di costituzione in mora è stato notificato nell’ottobre 2012. “In fattispecie, la fuga dei due detenuti si è verificata il 14 agosto 2007 ma l’evento dannoso si è verificato nel momento in cui l’amministrazione ha sostenuto i costi per la loro ricerca, momento che non può essere determinato con precisione ma che va collocato, comunque, ad immediato ridosso della fuga".

"L’atto di costituzione in mora dell’ottobre 2012 è stato, quindi, notificato oltre il termine quinquennale di legge e, quindi, deve considerarsi privo di ogni utile effetto interruttivo. Occorre, pertanto – conclude la Corte dei Conti – dichiarare la prescrizione della pretesa attorea”.

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