28, Marzo, 2024

Evadeva il fisco con un sistema a ‘scatole cinesi’, in manette commercialista fiorentino con studio anche in Valdarno

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Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza, l’ipotesi di reato è di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte aggravata: stamani l’arresto del commercialista, con residenza fiscale a Londra e studi a Firenze e San Giovanni

È stato arrestato dalla Guardia di Finanza di Firenze, in esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal Gip del Tribunale di Firenze dott. Alessandro Moneti, su richiesta del Pm Giuseppe Ledda, un commercialista fiorentino, domiciliato a Firenze ma residente fiscalmente a Londra, che aveva uno studio, oltre che nel capoluogo toscano, anche in Valdarno, a San Giovanni.

Il commercialista è finito al centro di indagini della Finanza per l’ipotesi di reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte aggravata: una indagine che ha portato a presentare istanze di fallimento nei confronti di 19 società, tutte operanti nel settore della ristorazione e della gestione di pubblici esercizi che, fra il 2014 e il 2017, avrebbero evaso tasse per oltre 8 milioni di euro. Complessivamente sono 26 le persone indagate, tutti italiani, ritenuti responsabili a vario titolo dell'attività fraudolenta.

Una inchiesta che ha preso le mosse lo scorso anno, sulla base di alcuni accertamenti patrimoniali svolti nei confronti di questo commercialista fiorentino, tra gli studi professionali di Firenze e San Giovanni: i finanzieri hanno scoperto così che aveva messo in piedi, con la complicità di altri soggetti, titolari di attività di ristorazione e di food&beverage operanti tra Firenze e Bolgheri, un ingegnoso sistema fraudolento finalizzato a “svuotare” patrimonialmente alcune società, già fortemente indebitate con l’Erario, trasferendo l’attivo aziendale a favore di nuovi soggetti giuridici appositamente costituiti.

Un sistema a 'scatole cinesi', insomma, nel quale il commercialista avrebbe fornito un’attività di consulenza fiscale opaca, che puntava alla bancarotta delle aziende in frode al fisco e ai creditori. E i soldi venivano trasferiti in società estere costituite di proposito, insieme ai beni appartenenti alle aziende in dissesto, in modo da ostacolare l’identificazione della provenienza, nonché i reali beneficiari delle utilità.

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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