16, Aprile, 2024

Dalla tomaia di pelle alle scarpe realizzate a mano nel laboratorio di Alfredo Bigi

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A Pogi, nel comune di Bucine, c’è il laboratorio di calzolaio di Alfredo Bigi, che ha svolto il mestiere artigiano per 70 anni con i segreti e le tecniche che permettono ancora oggi di realizzare a mano un paio di scarpe

Il profumo di pelle e cuoio avvolge il laboratorio di Alfredo Bigi a Pogi, alle porte di Bucine, dove ha lavorato dal 1980 per realizzare e riparare scarpe di ogni tipo. Sono passati più di 70 anni da quando ha iniziato il mestiere di artigiano calzolaio: “A nove anni la mattina andavo a scuola a Bucine e la sera in bottega nella strada qui vicino, dove Gregorio mi ha insegnato come si facevano le scarpe, tutto rigorosamente a mano”.

“All’epoca non c’erano le macchine automatiche, che si comandano con i pulsanti come oggi: si cuciva noi, si tagliava la pelle, le scarpe si facevano manualmente, un duro lavoro. Nei primi anni Cinquanta sono andato a Firenze a lavorare, poi ritornai in zona dal Soldani a Montevarchi prima di partire per il militare. Finito quello, ho ripreso a svolgere questo lavoro”, racconta Alfredo mentre ancora oggi le sue mani continuano a lavorare con la stessa tecnica del maestro Gregorio.
 

 

Mani esperte, quelle di Alfredo, con i segni di anni di lavoro: le varie esperienze nelle botteghe e in fabbrica sono state la base per imparare i segreti del mestiere, quelli che permettono di trasformare una tomaia in pelle in una scarpa. “I primi passi sono comprare pelle, cuoio e tutto il necessario che serve per realizzare il modello scelto, poi si passa all’operazione di cucitura, che può avere diversi livelli di difficoltà: tutto dipende da quale tipo di calzatura è l’obiettivo finale”.

“È un lavoro di manualità, precisione e difficoltà, si passano ore e ore qui dentro” – prosegue Alfredo – “Per conciare e cucire la pelle, poi, ci vogliono comunque alcune attrezzature, altrimenti è impossibile, ma il resto l’ho sempre fatto con le mie mani”. E il suo laboratorio ha vari tipi di macchine, alcune anche storiche, che testimoniano il lavoro di una vita svolto con impegno e dedizione: c’è la rapida per cucire l’esterno, quella a braccio, la San Crispino per ogni tipo di riparazione e accanto la fresa.

“Deve piacere svolgere questa attività, come ogni lavoro, se non hai passione e interesse è meglio lasciare subito, contando poi che a volte la burocrazia e le tasse non aiutano noi piccoli artigiani. Tre sarebbe il numero perfetto di persone necessarie in una bottega da calzolaio, ognuna con il suo compito ben preciso, ma oggi ormai è difficile o impossibile trovare qualcuno disposto a ereditare questo tipo di impegno e di lavoro”.
 

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