19, Aprile, 2024

Concluso il “Viaggio della Memoria”, il sindaco Chienni: “Forte la responsabilità di raccontare quanto è accaduto”

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Il viaggio si è svolto dal 4 all’8 maggio attraverso i campi di Dachau, Ebensee, Gusen, il castello di Hartheim, Mauthausen e la Risiera di San Sabba a Trieste. Il sindaco Sergio Chienni e il consigliere Leonardo Ciarponi raccontano cosa hanno vissuto insieme agli studenti

Si è concluso il Viaggio della memoria negli ex lager nazisti di Germania e Austria organizzato dall'Aned, l'associazione nazionale ex deportati sezione di Firenze, e al quale hanno preso parte le amministrazionei comunali di Terranuova e Castelfranco Piaandiscò, insieme ad altre 20 della Toscana, e gli studenti delle terze classi delle scuole secondarie di primo grado terranuovesi. Il pellegrinaggio, che si è svolto dal 4 all’8 maggio, ha previsto la visita ai campi di Dachau, e poi Ebensee, Gusen, al castello di Hartheim, Mauthausen e alla Risiera di San Sabba a Trieste.

Il sindaco Sergio Chienni e il consigliere comunale Leonardo Ciarponi raccontano quanto vissuto. “Essere militanti della memoria – detto il sindaco – non solo in onore di colore che hanno sofferto e perso la vita, ma anche per il nostro presente e per il nostro futuro”. 

“Il Viaggio – ha detto il Sindaco – è iniziato con l’assegnazione a ciascuno dell’identità di uno dei deportati che furono costretti l’8 marzo del 1944 a salire a Firenze sul treno, composto da carri bestiame sigillati, diretto al campo di concentramento di Mathausen. Con gli studenti e i volontari dell’Aned abbiamo letto a turno la storia del deportato che impersonavamo, per capire il lavoro che facevano, chi erano i loro familiari, il pretesto che è stato usato per fermarli, ciò che hanno sofferto prima di arrivare a Mathausen”. 

I 320 partecipanti abordo di sei pullmanIl il primo giorno hanno visitato il campo di Dachau, dove sono morte decine di migliaia di persone. Era stato concepito per segregarne circa 5.000 ma il 29 aprile 1945 gli americani vi trovarono oltre 30.000 prigionieri. Nella baracca 25 destinata agli italiani, che aveva una capienza di 180, negli ultimi mesi vi erano stipati in 1.800.

“La baracca 5 – spiega il Sindaco – era invece destinata agli esperimenti, dove i deportati venivano utilizzati per capire fino a che altitudine poteva resistere un uomo o quanto potevano vivere immersi vestiti in vasche di ghiaccio. Nel forno crematorio sono state bruciate persone malate ancora vive. Gli americani dopo la liberazione del campo obbligarono gli abitanti tedeschi della cittadina di Dachau, per lo più indifferenti o complici fino a quel momento, a vedere gli orrori che si erano perpetrati a pochi metri da loro”.

Altra drammatica testimonianza della barbarie nazista è il campo di Ebensee. Qui dal 1943 iniziarono a costruire enormi gallerie per spostarci le fabbriche di armamenti e proteggerle dai bombardamenti alleati.

“La maggior parte dei deportati lavorava per 11 ore al freddo scavando, vestiti poco e con ai piedi degli zoccoli. Quando venivano utilizzati gli esplosivi non venivano neanche fatti uscire, si riparavano in delle piccole nicchie, con tutto ciò che drammaticamente ne consegue. C’era chi doveva fare 8 km per andare dalle baracche alle gallerie e 8 per tornare coi morti sulle spalle. Esplosioni, fumo, polvere, chi è sopravvissuto per lo più era sordo o malato ai polmoni” racconta il Sindaco.

Il racconto del sidnaco Chienni continua. Il freddo, le violenze, la denutrizione hanno portato a migliaia di vittime. Si alternarono vari comandanti nel campo di concentramento. Ovviamente non mancavano atrocità. Uno di questi, appassionato di caccia, non potendo andarvi, un giorno fece fare un segno sulla schiena di 20 detenuti e iniziò a sparargli dalla torretta.

“Del campo non è rimasto quasi nulla – dice il Sindaco Chienni – vi sono sorte delle villette, un colpo di spugna. È stata una grande emozione vedere alcuni ex deportati polacchi guidare un gruppo di studenti all’interno della galleria che, a differenza delle baracche che fungevano da alloggio, esiste ancora”.

Il Viaggio della Memoria ha fatto tappa anche al castello di Hartheim ad un’ora da Ebensee trasformato nel 1940 in un centro di sterminio delle persone diversamente abili, per la follia di perseguire la purezza della razza e perché venivano ritenute una spesa eccessiva per la società. Dal 1941 il centro di sterminio venne utilizzato anche dai campi di concentramento. Vi sono state uccise fino al ‘44 circa 30.000 persone.

“Negli occhi di tutti, adulti e studenti che partecipano al viaggio, e nel tenersi per mano nel minuto di silenzio – racconta Sergio Chienni – si comprende la responsabilità di non smettere di raccontare quel che è accaduto”.

In occasione del 72° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Mathausen si è svolta la cerimonia Internazionale, insieme a delegazioni provenienti da tutto il pianeta.

“Siamo entrati da donne e uomini liberi in quello che è stato un luogo di schiavitù e annientamento. Dopo le esperienze di questi giorni la parola libertà acquista un valore pieno, profondo”.

L’ultima tappa del viaggio è stata la Risiera di San Sabba a Trieste. Dopo l’8 settembre 1943 è stata utilizzata prima come campo di prigionia per militari italiani e poi come lager. Si stima che vi siano morte tra le 3.000 e le 5.000 persone, per lo più partigiani e anti fascisti. Il luogo deputato alle uccisioni e il crematorio sono stati distrutti dalle SS per cancellare le prove prima della capitolazione. Le morti sono state procurate con impiccagioni, fucilazioni, tramite il gas e spesso con colpi di mazza alla testa. Le SS per coprire le urla dei prigionieri aizzavano i cani ad abbaiare e mettevano musica ad alto volume.

“Si è trattato uno dei momenti più importanti del Viaggio – ha detto il Sindaco – laddove avvenivano le uccisioni, oggi gli studenti vivono un momento di restituzione su quanto vissuto, testimoniando emozioni, domande e consapevolezze che la visita ai campi di concentramento ha fatto maturare in loro. Ed è evidente – ha concluso – che si ritorna a casa diversi da come si è partiti”.

Leonardo Ciarponi incentra il suo racconto sulla partecipazione degli studenti dell'Istituto comprensivo Giovanni XXIII: "È stato importante coinvolgere gli studenti che hanno partecipato con interesse ed entusiasmo. Il viaggio ci ha insegnato a guardare più approfonditamente le cose, a vedere o misfatti di cui i nostri simili sono capaci, ad avere anche un occhio più critico verso i fenomeni di violenza e intolleranza. La memoria, quella veri, sui luoghi possa davvero rappresentare una speranza e un ingrediente fondamentale per formare una coscienza che rifiuti ogni ideologia nazifascista, omofoba, razzista e xenofoba e che possa contribuire i cittadini del futuro perchp siano uomini e donne migliori".

 

Il sindaco Chienni conclude: "Da questi viaggi si torna diversi da come siamo partiti. Davanti a questo orrore i segni della speranza siamo noi, soprattutto i ragazzi e le ragzze che abbiamo accompagnato che tirnano con una consapevolezza diversa e maggiore".

 

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