19, Aprile, 2024

Bekaert, lettera aperta di 95 lavoratori sul destino dello stabilimento, rispondono Mugnai e D’Ettore

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I lavoratori della ex Bekaert hanno chiesto una soluzione industriale seria in una lettera aperta alle istituzioni. Rispondono Stefano Mugnai e Felice Maurizio D’Ettore, FI

95 lavoratori della Bekaert fanno sentire la loro voce in una lettera aperta alle istituzioni: i dipendenti hanno affermato di volere altre soluzioni rispetto a quelle accennate nelle riunioni del Ministero dello Sviluppo tra cui il progetto della cooperativa Steelcoop Valdarno.

Alla lettera hanno risposto Stefano Mugnai e Felice Maurizio D'Ettore, Forza Italia, definendosi consapevoli della complessità della vicenda e auspicando di poter affrontare in termini risolutivi e in maniera opportuna la crisi industriale.

"Da quel 22 giugno 2018 – scrivono i dipendenti Bekaert -con guardie private all’interno dello stabilimento, lettere di licenziamento contestuali alla comunicazione della Direzione aziendale “chiudiamo definitivamente lo stabilimento di Figline Valdarno” sono passati mesi, anni, abbiamo sofferto, abbiamo gioito quando è stata reintrodotta la cassa Integrazione per Cessazione, abbiamo sperato di fronte a possibili interessamenti di importanti aziende, oggi ci fa tremendamente paura l’indifferenza e l’abitudine che situazioni così non debbano trovare soluzioni."

"Vogliamo una soluzione industriale seria – affermano i dipendenti nella lettera rivolta alle istituzioni – che garantisca non solo a noi lavoratori, ma anche alle nostre famiglie e alla comunità intera un futuro di lavoro e dignità. Ultimamente vediamo e leggiamo la dizione: lavoratori Bekaert per portare avanti soluzioni e richieste a noi sconosciute o semplicemente per noi non praticabili. Nelle assemblee abbiamo sempre chiesto e poi ottenuto, tramite l'accordo del 3 ottobre 2018 siglato al Ministero, di poter cercare una reindustrializzazione stabile per il sito di Figline Valdarno, per questo crediamo che la strada da percorrere sia quella della ricerca di una reindustrializzazione basata su industriali che abbiano competenza delle lavorazioni possibili all'interno del sito ed una conoscenza dei mercati e dei clienti, ma anche consapevoli delle criticità degli stessi, dovuta alla forte concorrenza sui prezzi dei prodotti, della materia prima e della necessità continua di investimenti su ricerca e sviluppo."

"Per questi motivi chiediamo oggi di aiutarci a trovare soluzioni con questo tipo di caratteristiche per poter tornare a vedere il sito di Figline Valdarno produttivo e competitivo – concludono i dipendenti – Altri tipi di soluzioni, accennati in alcune riunioni presso il Ministero dello Sviluppo economico non ci interessano perché non sarebbero in grado di dare nessuna risposta alle problematiche descritte sopra."

La risposta di Mugnai e D'Ettore: "Il Ministero dovrebbe avere tutti gli elementi per dare delle risposte sul piano industriale considerate le istruttorie già svolte. Sulla vicenda industriale opera anche un "advisor", che dovrebbe avere, altrettanto, tutti gli elementi per rispondere e fornire il necessario supporto ai fini decisionali. La Vostra precisa ed ulteriore segnalazione si riferisce ad un settore industriale dove la materia prima è particolarmente costosa ed il mercato fortemente selettivo; – di conseguenza, qualsiasi progetto industriale sarebbe qualificato dalla presenza di una azienda siderurgica come partner necessario."

"Condividiamo, e lo abbiamo detto pubblicamente da tempo e più volte – continuano Mugnai e D'Ettore – anche tramite atti di sindacato ispettivo presentati alla Camera dei deputati, che ogni soluzione pratica debba essere volta a dare reali opportunità per il mantenimento e lo sviluppo di quote di mercato per i prodotti dello stabilimento di Figline e, quindi, di garanzia dei livelli occupazionali. Al contempo, siamo consapevoli della complessità della vicenda industriale  in oggetto, ma ribadiamo che appare necessaria la massima prudenza e senso di responsabilità quando si ipotizzano soluzioni che prefigurano, ad esempio, la ricapitalizzazione finanziata con i tfr dei lavoratori."

"Restiamo a Vostra disposizione per ogni iniziativa ritenuta necessaria ed opportuna – concludono Mugnai e D'Ettore – per affrontare ancora, ed, auspichiamo, in termini risolutivi, la grave crisi industriale apertasi quasi due anni fa. Due anni di attesa, due anni di purgatorio sono lunghi, sono davvero troppi. "

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