18, Aprile, 2024

Arriva il “baratto sociale”. Il Comune chiederà a chi riceve contributi economici di impegnarsi per la comunità

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Il Comune prova a prevenire il disagio con un nuovo programma di politiche sociali. L’amministrazione: “Puntiamo a meno assistenzialismo, più inclusione sociale e possibilità di reinserirsi nel mondo del lavoro”. E arriva il “baratto sociale”, il primo progetto pilota per occupare chi riceve contributi economici.

Si chiama “baratto sociale” ed è il progetto pilota di Figline e Incisa. Il Comune richiede al cittadino che già riceve contributi economici di mettere a disposizione del tempo da dedicare alla collettività, da svolgere al fianco di associazioni del territorio.
 
E’ una delle tante iniziative del nuovo programma di politiche sociali predisposto dall’amministrazione comunale: “Un programma – spiegano Giulia Mugnai e l’assessore Ottavia Meazzini – che punta all’accoglienza, all’orientamento, all’aiuto economico ma anche allo scambio culturale quello su cui l’Amministrazione comunale ha deciso di puntare in tema di interventi sociali. Con tre prerogative: meno assistenzialismo, più progetti per l’inclusione e più percorsi di reinserimento lavorativo”.
 
Uno di questi è proprio il cosiddetto “Baratto sociale”, un nuovo progetto in fase di attivazione che permette di innescare una spirale virtuosa in grado di produrre benefici a più livelli, con l’obiettivo di favorire la dinamicità, ma anche nuove opportunità di socializzazione, e di creare un tessuto di relazioni in grado di arricchire e rendere più solidale e accogliente la società.
 
“La previsione per il 2015 è di attivare almeno 10 “baratti sociali” per poi proseguire, negli anni a venire, con un numero crescente sulla base delle adesioni delle associazioni, alle quali spetterà la valutazione di ciascun singolo progetto di concerto con l’ufficio Politiche sociali” sottolinea Ottavia Meazzini.
 
Spulciando i dati, tra gli aiuti forniti dal Comune ci sono varie forme di sussidi (bollette pagate, buoni spesa, contributi affitto), che sono vagliati caso per caso dalla Commissione assistenza che si riunisce ogni 15 giorni. Nel 2014 sono stati erogati 122mila euro per il sostegno di cittadini e di famiglie indigenti.
 
Quanto agli alloggi Erp (Edilizia residenziale popolare), gli appartamenti sul territorio comunale destinati a questo utilizzo sono 221, di cui 17 mini-appartamenti per over 65 autosufficienti a gestione diretta comunale (15 già assegnati e 2 in fase di assegnazione) e 204 gestiti dalla società Casa Spa. L’ultimo bando di assegnazione di alloggi residenziali comunali risale al 2014, quando le domande idonee furono 165.
 
Tra i servizi del Comune c’è inoltre il Punto Insieme, uno sportello istituito per assistere gli anziani in tutto quello che li riguarda, tra cui la compilazione della modulistica per l’accesso ai bandi: nel 2014 hanno usufruito dello sportello 170 anziani, di cui 147 hanno poi iniziato il percorso per la valutazione della non autosufficienza. Il Punto Insieme si occupa inoltre della compilazione di un’altra parte di modulistica che riguarda agevolazioni utenze, social card anziani e minori, assegni maternità, famiglie numerose, nuovi nati.
 
Un altro servizio è lo Sportello di Primo Accesso al servizio sociale professionale, finalizzato all’accoglienza e all’assistenza di tutti coloro che si rivolgono per la prima volta al Comune: in questo caso i cittadini vengono ascoltati da un assistente sociale, che ne esamina le difficoltà ai fini della presenza in carico diretta oppure di un orientamento verso altri enti e istituzioni. Nei primi 11 mesi di attivazione del servizio (da febbraio a dicembre 2014, pari a 88 giornate di apertura tra Figline e Incisa) sono stati in totale 93 i cittadini ad essersi rivolti allo sportello.
 
Lo scorso luglio l’Amministrazione ha inoltre introdotto l’esperienza del Tavolo del Disagio, un osservatorio composto dall’ufficio Servizi sociali del Comune, dal Centro di salute mentale dell’Asl e dall’assessore alle Politiche sociali. Si tratta di un canale di ascolto e di analisi dedicato agli adulti, nel quale vengono affrontati casi particolarmente problematici. L’obiettivo è quello di individuare soluzioni e dare risposte concrete e integrate, favorendo percorsi di crescita personale e sociale.
 
Sulla stessa lunghezza d’onda si colloca il Progetto Neet: un acronimo che sta ad indicare giovani soggetti inattivi, vale a dire coloro che non sono impiegati in progetti educativi o formativi, non hanno un lavoro né lo cercano. Proprio per andare incontro alle esigenze di questi giovani, di età compresa tra i 16 e i 30 anni, l’Amministrazione sta pensando di istituire una “vetrina mobile” delle offerte di lavoro e formazione. Attraverso una ricerca itinerante e costante, si individueranno quindi i luoghi (reali o virtuali) maggiormente frequentati dai giovani con cui instaurare un contatto diretto, avvalendosi anche dell’aiuto dei loro genitori e di internet.
 
 “Abbiamo deciso di puntare su questi interventi perché ci rendiamo conto che la crisi che stiamo attraversando non si traduce solo in difficoltà economiche, ma anche in un disagio che investe tutta la società – hanno commentato la sindaca e l’assessore alle Politiche sociali – Stiamo quindi cercando di dare risposte impegnandoci su più fronti, per tentare non solo di alleviare certe situazioni di disagio, ma di prevenirle. I nostri progetti prevedono anche la collaborazione con altri enti e istituzioni, nell’ottica di un cammino comune incentrato sul dialogo, sull’inclusione e sulla conoscenza dell’altro, sia esso profugo, immigrato o persona in difficoltà. Scambio culturale, conoscenza e cultura dell’accoglienza sono le parole d’ordine per migliorare la convivenza nella nostra città, nel pieno rispetto di ogni singolo cittadino e della legge”.
 
“Riteniamo che gli interventi di sostegno al reddito dovranno sempre meno concretizzarsi nel contributo agli affitti o al pagamento di bollette – hanno aggiunto sindaca e assessore – Piuttosto dovremo concentraci su percorsi di reinserimento lavorativo e sullo sviluppo di una progettualità specifica che permetta ai cittadini in difficoltà di mantenersi soggetti attivi della nostra comunità”.

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